di Ugo Perugini
Enrico Vanzina, fratello di Carlo, è regista, produttore, e anche sceneggiatore dei famigerati “cinepanettoni”. Non facciamone uno stigma, anche se non apprezziamo certe realizzazioni cinematografiche. Vanzina Enrico è pure uno scrittore piacevole che abbiamo scoperto per caso con il suo ultimo romanzo ambientato a Milano.
Personalmente ne consiglio la lettura perché è un giallo sui generis, in cui non c’è tensione o paura, come nei classici thriller, ma aleggia, insieme a una sottile ironia, il gusto per la letteratura di tipo poliziesco con il piacere di indagarne in profondità i meccanismi reconditi che stanno alla base delle storie che vi si raccontano e le diverse, spesso infinite, variabili in grado di interpretare in modo completamente imprevedibile i fatti.
La nebbia, quindi, in questo contesto, diventa un elemento assolutamente indispensabile. Confonde i contorni, rende tutto decisamente più aleatorio e qualsiasi avvenimento, cambiando prospettiva, può avere un significato diverso e addirittura opposto a quello che sembra.
La nebbia è un escamotage letterario perché a Milano la nebbia – è proprio il caso di dirlo – non la si vede più da tempo. Nel libro la nebbia ha un significato simbolico come incapacità di discernere la verità, dove un tradimento non è un tradimento ma anzi una dimostrazione d’amore e un assassinio non è un assassinio ma una dimostrazione di pietà.
Eppure il fatto che dà origine alla storia apparentemente è semplice: il padre del protagonista, un uomo maturo, viene ucciso in corso Vercelli da tre colpi di pistola e una infermiera lì per caso ritiene di aver visto una donna sparare e riconosce nella moglie dell’uomo l’assassina, pur con qualche dubbio.
Per dipanare la matassa, il protagonista, figlio della vittima, cerca di ricostruire la storia, facendosi aiutare da un romanziere esperto in intrecci gialli che l’aiuta proponendo varie interpretazioni dei fatti accaduti, rifacendosi esclusivamente al contributo di grandi romanzieri con la loro capacità di non fermarsi alle apparenze ma di indagare oltre fino a scoprire inaudite e possibili verità.
E riuscirà a decifrare l’omicidio del padre dell’amico usando i topoi della narrativa investigativa e la soluzione finale la fornirà nientemeno che Edgar Allan Poe!
Nel personaggio del romanziere che aiuta il protagonista riconosciamo uno scrittore di storie gialle milanese recentemente scomparso (che lasciamo ai lettori scoprire). Da parte nostra, crediamo che Vanzina abbia voluto fargli un omaggio postumo.
Altra cosa interessante è che l’ambientazione del romanzo è nella nostra Milano, descritta con attenzione e un certo affetto da Vanzina. Corso Vercelli, via Rasori, piazza Duomo, la Scala, il ristorante Risoelatte, via Mario Pagano, piazza Cavour, e poi gli ospedali San Raffaele e San Carlo per finire, ovvio, al Monumentale.
Un romanzo che si legge con piacere. “Un giorno di nebbia a Milano”, Enrico Vanzina, Harper Collins, 18,00 euro.
Se volete leggere di più su questo romanzo e vi interessa conoscere “come si scrive un romanzo”, leggete su “Artivago” la seconda parte dell’articolo.