Chi trova un amico, trova un tesoro, si diceva un tempo. Una vera amicizia dovrebbe durare a lungo, addirittura per una vita, se è profonda. Oggi questo principio sembra messo in dubbio. Anche l’amicizia pare abbia perso valore. Si è inflazionata, a causa dei social. Basta un click per trasformare qualcuno in amico. Ma in questo caso non si tratta di un amico vero.
E allora ci chiediamo, con gli autori della piéce “Una cena d’addio”: l’amicizia vera, quella alla base della quale c’è una relazione umana autentica che ha bisogno di contatti fisici, che si trasmette attraverso i corpi, il linguaggio non verbale ecc., di fronte alla quale si è portati a mostrarsi per quello che si è, a dire sempre la verità, può dopo un po’ stancare?

E’ la domanda che si pongono i due protagonisti, Pierre e Clotilde, i quali concordano di perdere troppo del loro tempo a frequentare persone del loro entourage che alla fine non stimano troppo e decidono che sarebbe meglio liberarsene una volta per tutte, invitandole ad una cena d’addio, naturalmente a loro insaputa.
Il meccanismo collaudato da parte degli autori (Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte) ricalca la piéce di successo, portata anche al cinema, intitolata “Le prenome” (Cena tra amici) che gioca, invece, sul nome che si intende dare al nascituro, cioè Adolf, con tutti gli equivoci e le incomprensioni che ciò comporterà.
Nella “Cena d’addio”, alla fine, sembrerebbe prevalere l’amicizia, che dopo una serie di equivoci piuttosto divertenti, potrebbe reggere, al di là di idee ed opinioni diverse, se sulla sua strada non vi fossero altri ostacoli.
L’amara constatazione è che l’amicizia in fondo sia un sentimento fragile che nella nostra epoca individualista e utilitarista è sempre più difficile coltivare. E spesso si trasforma in qualcosa di ipocrita o virtuale che non soddisfa perché costruito su convenzioni o apparenze. Un altro sgradito regalo di una società che non sa più dare valore ai rapporti umani.

Ottima la prova dei tre attori Riccardo De Leo, Lia Tomatis e Gianluca Guastella, diretti da Andrea Borini. Produzione Fondazione Via Maestra, Onda Larsen, Compagni di Viaggio. Al San Babila fino a domenica 23 febbraio.