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Chi ha ucciso Aldo Moro?

di Antonio Barbalinardo

Lunedì scorso presso la sede della “Casa della Memoria” è stato presentato il convegno dal titolo “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”, organizzato dalla delegazione lombarda AIVITER Associazione Italiana Vittime del Terrorismo.

Al convegno hanno partecipato l’ex senatrice e giornalista Maria Fida Moro e l’onorevole Gero Grassi, promotore della legge istitutiva della Commissione d’inchiesta sulla strage di via Fani e sull’omicidio di Aldo Moro.

ilmirino.demotest.pro ha già pubblicato il 16 febbraio 2015 un articolo in merito al cosiddetto “Caso Moro”, convegno che si svolse nella Sala Alessi di Palazzo Marino, organizzato dal Gruppo Consiliare PD del Comune di Milano, il relatore fu l’onorevole Gero Grassi con la partecipazione del Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina e dell’onorevole Paolo Cova.

Il 23 settembre scorso i media nazionali hanno ricordato lo statista Aldo Moro poiché è ricorso il centenario della sua nascita, comunque ritengo opportuno riportare una breve presentazione dello statista che ha contribuito alla storia democratica italiana.

Aldo Moro, nasce a Maglie (BA) il 23 settembre 1916, fu ucciso a Roma il 9 maggio 1978, fu professore universitario, politico, giurista, segretario e presidente nazionale della Democrazia Cristiana, Ministro della Repubblica e Presidente del Consiglio dei Ministri.  L’onorevole Aldo Moro fu rapito a Roma il 16 marzo 1978 in via Fani, dove seguì il tragico ritrovamento del suo corpo senza vita in via Caetani a Roma il 9 maggio successivo, un periodo ed evento di circa tre mesi che è diventato dopo il “Caso Moro”.

Molto è stato detto e scritto di quel particolare momento della situazione italiana. Ma chi ha rapito, chi sono stati i mandanti, gli interlocutori, e chi ha ucciso Aldo Moro e relativa scorta?

Moro è stato ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse, così com’è stato scritto e raccontato fino ad adesso? Potevano solo questi compiere tali atti senza un coinvolgimento di organismi paralleli dello Stato?

A tutti questi quesiti ha cercato di dare una risposta documentata, l’onorevole Gero Grassi che ha comunicato che tutta la documentazione da lui riferita e visibile sul suo sito web.

Il saluto di Antonio Iosa
Il saluto di Antonio Iosa

Il convegno è stato introdotto da Antonio Iosa, coordinatore lombardo di AIVITER, è seguito così l’intervento dell’onorevole Gero Grassi, che da anni sta portando avanti la ricerca della verità su quanto successo il 16 marzo 1978 con l’epilogo del 9 maggio successivo e su quanto poi ne è seguito dopo.

L’onorevole Gero Grassi, ha riferito che con il supporto dei suoi colleghi della Commissione che presiede, è riuscito ha scoprire e consultare molti documenti, che hanno indirizzato o deviato le informazioni, le indagini e di conseguenza anche la verità, che oggi si cerca di capire e scoprire. Sono ancora molti i punti oscuri che seguirono a tale vicenda storica, riguardante Aldo Moro, un politico allora molto scomodo che dava fastidio a destra come a sinistra, al KGB sovietico e alla CIA americana.

In un articolo non si possono riportare tutte le notizie emerse dalla presentazione di oltre un’ora d’intervento dell’onorevole Grassi con il riferimento alle diverse parti delle Brigate Rosse, a importanti nomi eccellenti e non, a luoghi e circostanze che erano legati ai Servizi Segreti dello Stato o almeno a una parte di questi. Anche nomi di alti rappresentati istituzionali che avevano avuto rapporti non solo con la P2 ma anche con personaggi della banda della Magliana di Roma di cui alcuni nomi sono emersi ancora oggi sulle note vicende romane.

L'intervento dell'onorevole Gero Grassi
L’intervento dell’onorevole Gero Grassi

L’onorevole Grassi, nella sua appassionata e lunga esposizione, con riferimenti a episodi, a circostanze, a intrecci dei diversi poteri dello stesso Stato, ha riferito e dimostrato che su quel periodo sono state dette molte falsità. Le perizie balistiche fatte sulla sparatoria che seguì al sequestro dell’onorevole Moro allora indicarono che i colpi erano partiti da un solo versante sinistro mentre dopo si è scoperto che altri colpi erano invece stati sparati anche dall’altro versante destro, questi chi li ha sparati? Così anche alcuni riferimenti sequenziali all’ora stessa del sequestro come anche il percorso fatto con delle varianti per arrivare in via Fani, dove solo chi comandava allora il servizio della scorta di Aldo Moro poteva sapere.

L’onorevole Grassi ha ancora detto: “Molte sono state le falsità che per anni ci hanno raccontato e fatto credere, così pure sullo stesso ritrovamento del cadavere dello statista nella Renault rossa, l’onorevole Aldo Moro era già stato assassinato prima, poiché molti riscontri successivi hanno scoperto altri particolari sulle ferite”.

L’onorevole Gero Grassi a conclusione dell’intervento ha riferito che lui continuerà la sua ricerca non perché vuole mandare in carcere gli esecutori materiali, le diverse persone coinvolte e gli stessi mandanti, ma continuerà questo percorso solo e soltanto per cercare la verità, quella verità che l’onorevole Aldo Moro cercava e che lui diceva: “La verità è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi”.

L'intervento della giornalista Maria Fida Moro
L’intervento della giornalista Maria Fida Moro

È subito seguito l’intervento della giornalista Maria Fida Moro la quale ha detto che il suo intervento non sarebbe stato di come e perché suo padre è stato assassinato o anche di chi l’ha voluto morto, ha rilevato che con la morte del padre per lei e la sua famiglia sono stati anni di sofferenza e lei non vuole più parlare di quel periodo perché è stata molta la sofferenza che loro hanno vissuto e non accettano in particolare l’ipocrisia di tantissime persone e personalità poiché questo le faceva e la fa ancor più soffrire, pertanto ha detto: “Oggi è meglio forse il silenzio, perché dal suo punto di vista loro oggi hanno subito oltre al danno della perdita del padre hanno subito anche la beffa. Per me è molto difficile ascoltare la storia sulla morte e le mistificazioni che ne sono seguite su mio padre, perché si può dire tutto ma bisogna lasciare da parte noi familiari. È servita, la vita amorevole di mio padre, la sua onestà, la sua coerenza, il suo bene; io adesso, cerco di trasformare questo nostro dolore in qualcosa di spirituale, vedere la bellezza intellettuale di Aldo Moro che è quella nell’eternità dove resterà solo la verità, ma c’è ancora tanto da scrivere e da scoprire”.

Maria Fida Moro ha tracciato così un aspetto di suo padre non da statista ma di una persona di una grande umanità che sapeva scherzare e gioire; ha inoltre riferito del libro scritto da suo figlio Luca Moro, l’unico nipote che l’onorevole Aldo Moro ha fatto in tempo a conoscere, dove è rilevante e importante anche la copertina del libro copertina-moro“MIO NONNO ALDO MORO” che riporta la foto di lui da bambino con il nonno vicino, foto scattata casualmente il 15 marzo 1978 il giorno prima della tragica vicenda che seguì il giorno dopo, foto scattata da Maria Fida Moro solo per finire un rullino e oggi questa foto per la famiglia ha assunto un valore storico e straordinario.

La giornalista Maria Fida Moro ha finito il suo intervento riferendo: “Papà era consapevole che un giorno sarebbe stato ucciso”.

Numeroso è stato il pubblico al convegno, tra questi molti familiari delle vittime del terrorismo, molti cittadini e politici tra cui l’onorevole Paolo Cova e l’onorevole Matteo Mauri.

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