di Carlo Radollovich
Forse alcuni lettori ricordano il raro incidente avvenuto nello stadio di San Siro nel novembre 2009, mentre sul campo si stava disputando la partita di campionato Inter-Fiorentina.
La squadra nerazzurra era in vantaggio di un gol, quando un attaccante osannato da molti tifosi, il camerunese Eto’o, si lanciava verso la porta avversaria con dribbling incantevoli. Avrebbe potuto segnare un secondo gol, ma al momento del tiro appariva decisamente spompato dopo la lunga cavalcata. Infatti, non riuscì a segnare, ma gli applausi erano tutti per lui.
Proprio in tale occasione, tra cori entusiasti e infiniti battimani, pochi si accorsero che nel primo anello (settore sud) due persone sanguinavano sui gradoni e sembravano gravissime (fortunatamente, dopo prolungate degenze in ospedale, i feriti si riprendevano anche se non del tutto).
Che cosa era successo? Un tifoso, sulle ali dell’entusiasmo e forse per dimostrare in modo insolito il suo attaccamento al giocatore nerazzurro, si arrampicava sul parapetto del secondo anello scalando addirittura le cinque sbarre metalliche orizzontali poste a sicurezza della struttura. Perdeva purtroppo l’equilibrio, volando al di sotto per dodici metri e finendo addosso ad un malcapitato spettatore.
Scattavano le necessarie indagini preliminari per accertare se il parapetto fosse del tutto a norma. Dopo un scambio di accuse tra le parti, la competente autorità chiede ora l’archiviazione del procedimento nei confronti di un rappresentante della società gestita in combinazione tra Inter e Milan, società autorizzata dal Comune per la gestione dello stadio.
Si stabilisce infatti che il parapetto installato è conforme alla normativa vigente e che pure l’eventuale inserimento di una rete o di particolari pannelli antisfondamento non sarebbero risultati sufficientemente protettivi considerata l’azione di scavalcamento avvenuta in modo assai veemente.