di Ugo Perugini
Teatro Libero, via Savona 10, porta a Milano la Sicilia e propone, grazie a Francesca Vitale, che l’ha ideato, e a Renato Lombardo, che l’ha organizzato, Palco Off, una serie di sei spettacoli di autori, attori e storie siciliane che cercano di trasmetterci lo spirito, l’arguzia, il calore e la cultura di quella terra. Senza dimenticare, prima degli spettacoli, la degustazione di vino e prodotti tipici, oltre a contributi filmati e agli incontri con i protagonisti delle opere presentate.
Il secondo spettacolo della rassegna – 22/23 novembre – è un monologo, intitolato “Niuòrc Niuiòrc” di e con Francesco Foti. Solo sulla scena con il suo sgabello multiuso, il brillante attore catanese rievoca il suo rapporto con New York con intelligente ironia. Un rapporto piuttosto complicato, molto simile a quello con una donna. All’inizio un po’ scostante e ritrosa ma poi disponibile e generosa.
Francesco è un quarantenne che visita la “Grande Mela” per la prima volta, portandosi dietro tutti i miti che l’immaginario collettivo, nel bene e nel male, ha raccolto attorno a questa metropoli, desunti da personaggi, vicende passate, romanzi, film, musiche, immagini.
Quello che Francesco trova, però, non è solo la rutilante metropoli che non dorme mai, frenetica e coinvolgente. Ma nemmeno la città fredda, convulsa, violenta, che ci si aspetterebbe. Anche perché lui, curioso come è, non si ferma alla superficie ma quello che più gli interessa sono le persone, come vivono, come si comportano. Ed è così che Francesco compie le scoperte più straordinarie.
Qual è la prima immagine oleografica che uno ha di New York? I tombini che sfiatano vapore sulle strade. In quanti film li abbiamo visti? Ecco, Francesco scopre che è proprio così, anche se nessuno ha mai parlato degli odori, dei miasmi fastidiosi che esalano, insieme a questi fumi, dalle strade, abitate da topi enormi e, ovviamente, disertate dai gatti.
La sua capacità, però, resta quella di ricostruire sulla scena, con grande abilità, una serie di quadretti di vita vissuta, fatti di dialoghi rubati qua e là con personaggi, uno più originale dell’altro, sempre osservati con attenzione per evidenziarne i vizi, i tic, le manie, le assurdità che li caratterizzano ma sempre trattandoli con indulgenza e, soprattutto, senza mai giudicarli.
Tra i personaggi più spassosi, la grassona, una specie di Barbapapà che frequenta lo Zabar, un famoso locale self service, in cui ingurgita enormi scodelle di zuppa di cipolle, indossando ogni giorno una t-shirt con una scritta diversa e allusiva. Quella più originale è quella arancione: “Mio marito mi diceva che ero bella dentro e io l’ho mangiato!”
Candida, la perla nera, di cui Francesco si innamora ma che scoprirà avere altri interessi. Infatti, quando, dopo un lungo corteggiamento, i due si ritrovano a letto, lei indossa una maglietta con una scritta che è tutto un programma: “Italians do it better”. Francesco è pronto a tenere alta la bandiera, ma lei esclama abbracciandolo “Se tu fossi una donna, saresti perfetto!”
Oltre allo Zabar, altri luoghi rientrano nella rievocazione di Foti, piccoli alberghetti rumorosi, stanze in affitto abitate da animali di tutte le taglie, il Central Park, dove si fa footing attorno al laghetto intitolato a Jacqueline Kennedy, tutti corredati dei personaggi che li animano, descritti attraverso piccoli ma indovinati ritratti caricaturali.
Uno spettacolo divertente e piacevole, ricco di battute, mai grevi, ma anche di osservazioni non prive di profondità. Il rapporto tra Francesco Foti e New York, dopo alcune esilaranti avventure causate dallo smarrimento del portafogli e lo scontro con una burocrazia ottusa e assurda (tutto il mondo è paese!), ha un lieto fine, che sboccia in cima all’Empire State Building, su una città che di sotto di notte, più affascinante che mai, palpita di vita e di luci.
Per le informazioni sugli spettacoli del ciclo Palco Off, visitare il sito www.palcooff.it, mentre per tutta la programmazione del Teatro Libero, andare sul sito www.teatrolibero.it o telefonare allo 02 8323126.