domenica, Dicembre 22, 2024
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LE SUORE DI CLAUSURA CARMELITANE SCALZE DI VIA MARCANTONIO COLONNA

di Antonio Barbalinardo

Poco distante dall’ex Fiera di Milano e nei pressi del nuovo complesso residenziale e terziario Parco Vittoria, che sta sorgendo sull’ex area industriale del Portello, dove sorgeva lo stabilimento dell’Alfa Romeo, lì in via Marcantonio Colonna, 30, c’è un luogo di preghiera e di contemplazione.

L’edificio a mattoni e la chiesa in stile romanico, osservati da fuori, si confondono tra i nuovi edifici, e a prima vista sembra essere l’insieme di un qualsiasi centro religioso o parrocchiale. Soltanto se si sofferma osservando oltre il giardino dell’edificio e della chiesa, si nota un’alta parete in muratura bianca a griglie forate, quelle mura a griglia servono a dare una discreta riservatezza al luogo, così si scopre che lì c’è un’oasi di pace e di preghiera. Senz’altro, un qualcosa che oggi coinvolti nella frenesia della nostra quotidianità, esserci quel luogo particolare, il tutto sembra quasi impossibile che sia all’interno della nostra città e che ci sia una realtà viva di meditazione.

Così in quel luogo c’è una piccola comunità di tredici suore di clausura dell’Ordine delle Suore Carmelitane scalze, comunità guidata dalla Madre Priora Suor Emanuela, che per il mio impegno sociale ho avuto occasione di conoscere alcuni anni fa.

La Priora suor Emanuela

Pensando alla nostra vita frenetica e al periodo in cui siamo, dove molti pensano alla programmazione della partenza per le ferie, ho pensato che quelle suore di clausura non vanno in ferie, restano lì all’interno della comunità a pregare per noi, così ho pensato di andarle a trovare.

La missione spirituale delle suore di clausura Carmelitane scalze è quella di pregare e lo fanno ancor di più adesso in questo momento travagliato di molti fuochi di guerre nelle diverse parti del mondo: in Medio Oriente, in Ucraina, in Libia e l’elenco dei luoghi potrebbe proseguire. Queste suore di clausura dedite alla preghiera e alla contemplazione, pregano molto e in particolare adesso perché continuamente anche Papa Francesco esorta tutti a pregare di più affinché ci sia la pace nel mondo e cessino questi fuochi di guerre e di distruzione.

Qual è la storia delle suore di clausura? La storia delle suore “Carmelitane scalze” ha origine alla fine del 1500. Le suore Carmelitane scalze sono religiose di voti solenni e costituiscono il second’ordine dei frati Carmelitani scalzi, s’ispirano alla spiritualità del Profeta Elia che visse in Palestina sul Monte Carmelo. Il nome “Carmelitane” ha origine proprio dal Monte Carmelo, la montagna del profeta Elia, che nella tradizione biblica significa fecondità, bellezza, generosità e ricchezza di grazia, così loro come il profeta Elia vivono le giornate in preghiere e contemplazione alla presenza spirituale di Dio e per Dio.

La storia delle Suore di clausura di via Marcantonio Colonna ha inizio il 30 settembre 1925 con la posa della prima pietra per la costruzione del monastero e della chiesa dedicata a Santa Teresa del Bambino Gesù; la vita di comunità effettiva all’interno del monastero iniziò ufficialmente il 16 settembre 1929 e il successivo 3 ottobre il Cardinale Idelfonso Schuster nella ricorrenza della festa di Santa Teresa ne celebrò la clausura.

Da allora sono trascorsi ottantacinque anni, le suore pur vivendo all’interno del loro monastero, non hanno abbandonato il mondo esterno com’è uso comune pensare, anche se lì vivono, lavorano e pregano.

Anche questa comunità di suore ha vissuto nel corso degli anni momenti difficili come quello del periodo della seconda guerra mondiale. Allora i bombardamenti sulla zona del Portello erano frequenti perché com’è noto, lì c’era lo stabilimento dell’Alfa Romeo che era un obiettivo da colpire poiché lo stabilimento era impegnato anche nella costruzione di materiale bellico, pertanto era un punto strategico da distruggere.

La storia di quel periodo riporta che nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1943 l’Istituto Palazzolo delle Suore delle Poverelle, che sorgeva sull’allora via Gattamelata, oggi via Luigi Palazzolo, posto sull’altro lato dello stabilimento Alfa Romeo, fu colpito da un bombardamento, con la distruzione parziale di alcuni edifici, per fortuna senza vittime. Invece, il bombardamento del 20 ottobre 1944, distrusse il monastero e la chiesa delle suore Carmelitane di via Marcantonio Colonna facendo anche una vittima, il cappellano don Giuseppe Balmelli. Le suore delle due comunità pur colpite dai bombardamenti nelle proprie strutture materiali degli edifici, non si persero d’animo, e con la forza della fede, con le preghiere e anche l’aiuto di benefattori avviarono subito la ricostruzione degli edifici e del monastero.

Molti altri episodi ed eventi sarebbero da menzionare nella lunga storia delle suore claustrali di via Marcantonio Colonna.

Merita ricordare un evento importante che coinvolse le due comunità: le Suore Carmelitane di clausura e le Suore delle Poverelle del Beato Palazzolo che nella solennità del Corpus Domini del 21 giugno 1987, hanno vissuto una bella esperienza di fede con la processione del Corpus Domini che attraversò le vie del nostro territorio Circoscrizionale. La processione partì proprio dalla chiesa delle suore di clausura delle Carmelitane scalze, e terminò presso l’Istituto per anziani delle Suore delle Poverelle del Beato Luigi Palazzolo con la solenne benedizione Eucaristica officiata dall’Arcivescovo Cardinale Carlo Maria Martini con la partecipazione anche del Cardinale emerito Giovanni Colombo. Un gesto non solo simbolico e solenne ma carico di grande significato caritativo voluto proprio lì dal Cardinale Martini perché in quel periodo aveva da poco conclusa la Sua visita pastorale nelle comunità del Decanato Cagnola. Il Cardinale Martini, aveva voluto così mettere al centro l’Eucarestia facendo partire la processione del Corpus Domini dal monastero delle suore Carmelitane di clausura, quale luogo dove si vive intensamente nella preghiera la dimensione contemplativa e farla terminare con la benedizione Eucaristica presso l’Istituto Palazzolo in un luogo particolare dove si vive da vicino il “farsi prossimo”, luogo da Lui stesso definito “cittadella della carità”.

Il giardino e l’ingresso del Monastero

Inoltre merita essere ricordato un altro momento di fede quando il 10 ottobre 1997, nella chiesa del monastero giunse l’urna con le reliquie di Santa Teresa del Bambino Gesù accolte dalla Madre Priora Suor Emanuela e dall’Arcivescovo di Milano Cardinale Carlo Maria Martini. Le urne rimasero esposte nella chiesa che rimase aperta tutta la notte alla venerazione delle suore e dei fedeli affluiti dal territorio.

Suor Emanuela riferisce anche che il 15 marzo prossimo ricorrerà il 500° anniversario della nascita della loro fondatrice Santa Teresa d’Avila al secolo Teresa de Cepeda y Ahumada, sarà un momento molto importante per il loro Ordine religioso.

Suor Emanuela mi ha accolto nel parlatorio oltre la grata, mi ha raccontato un po’ della loro storia e mi ha concesso la possibilità di porle alcune domande.

Suor Emanuela, oggi, in una società così diversa e sempre in continuo movimento, quali sono i valori e il messaggio di fede che le suore di clausura possono dare a questa nostra società?

È il primato di Dio in una società che cambia sempre, invece il primato di Dio e la Sua provvidenza non cambiano mai.

Quale motivazione porta oggi una giovane a decidere verso una vocazione claustrale e abbandonare il cosiddetto mondo esterno?

Tra le mille cose che ci sono, una vita di preghiere, d’intercessione, di meditazione tra Dio e il mondo esterno che non è abbandonato ma portato davanti a Dio. La famosa filosofa ebrea Edith Stein che morì ad Auschwitz-Birkenau, perché ebrea convertita al cattolicesimo, diventata Carmelitana scalza, definì la sua vocazione con questa frase: “Stare davanti a Dio per tutti”.

Che cosa significa voler offrire la vita a Dio, alla Chiesa e agli altri solo con la preghiera?

Offrire la vita a Dio per la Chiesa e per gli altri vuol dire credere nella potenza della preghiera e dell’intercessione Divina verso noi tutti.

Vista la profonda crisi che coinvolge le diverse vocazioni religiose, ci sono ancora giovane che fanno questa scelta claustrale?

Le vocazioni ci sono ancora poiché noi abbiamo diverse giovani che il Signore ha chiamato e loro hanno risposto a questa vita di totale dedizione alla preghiera, nel silenzio e nel lavoro e provengono da svariate realtà sociali e anche laureate.

Come si svolge la vostra vita in clausura?

Nella nostra vita si alternano sei tappe giornaliere di preghiera comunitaria che si svolgono all’interno del coro monastico. C’è dopo il lavoro all’interno della nostra casa, il lavoro nell’orto, dove produciamo alimenti per il nostro sostegno, la cura del giardino, l’assistenza alle sorelle, poiché come tutti i comuni mortali anche noi ci ammaliamo e c’è la cura della nostra chiesa esterna che è molto frequentata dai cittadini del territorio e dai devoti di Santa Teresa del Bambino Gesù.  

Suor Emanuela, una domanda un po’ personale, perché Lei ha scelto la vocazione della vita claustrale e non un altro ordine religioso?

Sono entrata in clausura nel 1946 a diciannove anni, proprio qui a Milano subito dopo la guerra, ho visto le macerie della nostra chiesa e del monastero, ho contribuito alla ricostruzione di quello che è oggi il nostro monastero e la chiesa.

Ho sentito l’attrattiva delle Carmelitane attraverso la storia e la figura di Santa Teresa del Bambino Gesù perché a Monza, la mia città d’origine, frequentavo la chiesa del convento dei padri Carmelitani.

Suor Emanuela un’ultima domanda, visto la sua lunga vita claustrale, che messaggio ci può comunicare?

È una risposta difficile da sintetizzare, però la esprimerei così. “Non c’è gioia più grande che affidare la propria vita per Dio e i fratelli compiendo la volontà di Dio nella  quotidianità.    

L’intervista – colloquio con la Priora suor Emanuela è stata intensa, quello che mi ha colpito di più è stato vedere e sentire sempre nelle sue parole, un’atmosfera di pace con una serenità straordinaria e coinvolgente, l’ho ringraziato per il tempo che mi ha dedicato e dell’autorizzazione che mi ha dato nel poter pubblicare la foto fatta quale ricordo dell’incontro.

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