di Carlo Radollovich
Sembra che le telecamere installate in piazza Duomo abbiano funzionato a dovere e ora si sta lavorando al computer per evidenziare nel migliore dei modi il viso della persona che ha dato alle fiamme alcune palme.
Si ritiene che possa trattarsi di un giovane italiano e il Comune desidera che questo ragazzo possa presentarsi spontaneamente, di propria iniziativa, al fine di evitare provvedimenti di legge ancora più severi.
Ma delle palme si continua a discutere anche in Consiglio e alcuni ritengono che l’importo a carico dalla ditta Starbucks (lo sponsor statunitense titolare di numerosi negozi di caffetteria) pari a 200mila euro circa, sia addirittura molto esiguo se raffrontato alla pubblicità che l’azienda si è costruita con le aiuole di palme e, più avanti, di banani.
Addirittura si ipotizza che questo progetto di verde, qualora non risulti gradito alla cittadinanza, possa essere eventualmente modificato.
Resta comunque la constatazione che il progetto ha ormai preso corpo e avrà una durata di tre anni.
In origine, le aiuole di cui si parla dovevano essere battezzate con il nome “Foresta tropicale milanese”, ma successivamente si è ripiegato su “Giardino milanese tra il XX e il XXI secolo”. Al di là questo dettaglio, la “fama” delle palme milanesi ha oltrepassato i confini della nostra città per giungere sino alla provincia di Taranto. Qui, un proprietario di diverse centinaia di palme aveva manifestato entusiasmo per le piante inserite nella piazza più importante di Milano e ora si dichiara pronto a regalare una decina di palme per colmare l’affronto subito con la bruciatura di alcune di esse.
Ben vengano le palme a Milano ma, considerato il barbaro incidente avvenuto in pieno centro, il Comune ritiene con tutta probabilità che la piantumazione possa avvenire in periferia.