Sempre più martellanti e fastidiosi gli spot della Rai per convincere i “morosi” a pagare il canone di 113,50 euro. In certi casi, questi spot possono apparire anche vagamente intimidatori: fai attenzione perché se non paghi, il televisore si incendierà! Qualche giorno fa, era anche circolata la notizia che il canone Rai fosse illegittimo. Lo stesso Roberto Fico, Presidente della Commissione Vigilanza Rai, però l’ha smentita, anche se intorno al problema sono molti coloro che si stanno muovendo.
Tra gli altri, segnaliamo il consigliere regionale Paolo Micheli (Patto Civico), il quale sostiene che il canone Rai è un’imposta iniqua e ingiusta e che chiede di rivalutare sotto un’altra forma questo finanziamento in modo da fare un po’ di giustizia fiscale e salvaguardare chi guadagna di meno. Il canone Rai, infatti, lo devono pagare nella stessa misura tutte le famiglie: sia il povero pensionato che vive da solo e ha un vecchio tv con decoder e chi ha anche una seconda casa e un televisore in ogni stanza. C’è una sola esenzione: gli ultrasettancinquenni che, da soli o in coppia, hanno un reddito inferiore a ben 6.713,98 all’anno.
«L’evasione dal canone – sostiene Micheli – è la più alta d’Europa, stimata intorno al 27% dei cittadini che sono tenuti a pagarlo. Parliamo di una cifra di circa 550 milioni di euro l’anno. E la caccia all’evasore dà risultati risibili. Nel bilancio 2012 della Rai le entrate coattive di canoni arretrati sono state di 18 milioni. L’ingiustizia sta allora nel fatto che i migliori pagatori sono gli onesti, i deboli e le persone per bene. Ci sono furbi e sfrontati che si vantano della propria evasione».
Per il consigliere regionale allora bisogna ricercare una nuova forma di finanziamento al servizio pubblico in tv: «Il canone rende alla Rai meno di 1,7 miliardi di euro. Sostituiamolo con un finanziamento statale, come fanno i cugini spagnoli. Sarebbe un bel segnale di novità e renderemmo agli italiani un po’ di giustizia fiscale. Nelle prossime settimane sottoporremo al consiglio regionale una nostra proposta in modo che la Lombardia si faccia promotrice di questo cambiamento».
E non dimentichiamoci che versando il canone, noi acquistiamo un servizio ben preciso da parte della Rai. Il Contratto di Servizio è un documento triennale, guarda caso non ancora rinnovato, con il quale si precisa che il principale dovere della televisione di servizio pubblico è quello di realizzare un’offerta di qualità, fondata sui valori diffusi nel nostro Paese, rispettosa della sensibilità degli spettatori, basata sulla tutela dei minori, capace di valorizzare la figura femminile e la dignità umana, culturale e professionale della donna, rispettosa del pluralismo, caratterizzata da un’ampia gamma di contenuti e dall’efficienza produttiva rispetto alla missione di interesse collettivo che la Rai è tenuta a svolgere. La Rai mette in pratica questi principi? Lasciamo ai Lettori il loro giudizio. Ma chi vuol leggere il contratto di cui sopra lo può trovare al link:
http://documenti.camera.it/apps/nuovosito/attigoverno/Schedalavori/getTesto.ashx?file=0031.pdf&leg=XVII).