di Carlo Radollovich
Antoniolo de’ Landriani apparteneva ad una famiglia di spicco della nobiltà milanese, decisamente affermata nella nostra città sin dal secolo XI. Da ragazzo, Antoniolo metteva in evidenza un carattere mite, molto religioso nelle sue esternazioni e nei suoi pensieri, tanto che i genitori videro in lui un profondo formarsi di particolari doti spirituali. Si erano addirittura immaginati che potesse percorrere un’importante “carriera” in seno alla Chiesa.
Ma le cose non andarono affatto in quel senso. Non appena ebbe compiuto i vent’anni, decise di imboccare, tra lo stupore di tutti i parenti, la strada delle armi. Non esitò a presentarsi presso alcuni dignitari della Corte di Ludovico il Moro per poter essere prontamente arruolato. Ma non ebbe fortuna poiché, dopo alcuni approfonditi colloqui, fu ritenuto esageratamente remissivo e pio.
Non volle demordere e partì per Bologna e qui ottenne la possibilità di essere arruolato nelle truppe del capitano Animaforte, abile soldato che, con successo, riuscì ad inserirsi validamente in alcune azioni militari.
La via delle armi, per Antoniolo, sembrava aprirsi con successo anche perché, dopo Bologna, passò al servizio di alcuni eserciti, mettendo in evidenza (chi l’avrebbe mai detto) le sue qualità di ottimo combattente. Ci fu per lui anche il tempo dell’amore e in effetti, frequentò, ricambiato alla grande, una certa Ildegonda. La sua tenera storia, forse troppo ricca d’ardore, fece alquanto scemare la sua fama di uomo d’armi.
Tuttavia, riuscì a giocare una buona carta presentandosi di nuovo a Ludovico il Moro, senza passare tramite intermediari, sottoponendo al duca il suo ampio e ricco curriculum di capitano. Venne arruolato con pieno merito, ma egli voleva concretizzare il suo amore verso Ildegonda, sposandola. Così fece. L’eco del suo fastoso matrimonio suscitò alcune storie amorose recitate da alcuni cantastorie, i quali, contemporaneamente, elogiavano le sue coraggiose gesta in campo militare.
Il Landriani divenne presto padre e ottenne assai presto la carica di consigliere del Moro. Ma la buona stella di Antoniolo cominciò a precipitare quando venne incolpato di aver favorito la discesa dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo a difesa del ducato di Milano (colpa dimostratasi poi non giustificata). Poi venne ritenuto in parte responsabile dell’arrivo dei Francesi nella nostra città, le cui truppe erano comandate dall’abile condottiero Gian Giacomo Trivulzio.
E il successivo ruolo di Antoniolo ? Non ebbe il tempo di impostare alcun programma perché un certo Patrasso lo pugnalò alle spalle mentre stava uscendo dalla basilica di Sant’Ambrogio. Anche Ludovico il Moro, constatate le forte perdite subite dal suo esercito, scrisse suo malgrado la parola fine sul Ducato di Milano. Infatti, duramente sconfitto, fu costretto a partire per l’esilio. Correva l’anno 1499.