di Carlo Radollovich
Verso la fine dell’Ottocento, nella nostra città, si notava una sensibile ascesa della borghesia, la quale era diventata simbolo di quell’agiatezza e tranquillità economica che andavano progressivamente affermandosi.
La nuova classe di facoltosi imprenditori e commercianti mirava a porre le basi di questo ben delimitato benessere nel dare vita a imponenti palazzi e altre costruzioni similari, soprattutto per sottolineare un marcato distacco da quegli edifici di stampo patrizio che avevano sino ad allora contraddistinto, più degli altri, lo stile architettonico della città.
Si pensò al Liberty come elemento di netta separazione da tutto ciò che sapeva di aristocratico e di altolocato. Il principale “motore” che ne provocò l’ulteriore diffusione fu l’Esposizione Internazionale del 1906, di cui è possibile ammirare ancora oggi l’ultimo dettaglio e cioè la palazzina dell’Acquario (vedi raffigurazione dell’epoca).
Lo stile Liberty era stato introdotto in Europa già da alcuni anni e forse non tutti ricordano che il nome deriva da Arthur Liberty, il ricco proprietario dei magazzini londinesi, particolarmente attivi su vari mercati con i loro oggetti d’arte (ma anche con stoffe) prevalentemente prodotti secondo lo stile floreale Liberty o “Art nouveau”.
Il Liberty, per la verità, non conferì piena fisionomia ai quartieri da poco sorti ai primi del Novecento, ma lasciò in eredità numerosi elementi di grande interesse a cui guardiamo, ancora oggi, con autentico rispetto.
Citiamo in breve solo alcuni esempi. Uno dei più classici è rappresentato dal Palazzo Castiglioni, in corso Venezia 47, costruito nel 1904 da Giuseppe Sommaruga, disposto su tre piani e con la presenza di due facciate, una rivolta verso strada e l’altra verso il giardino.
Dello stesso Sommaruga è Villa Romeo, in via Buonarroti 48, oggi sede della Clinica Columbus, con facciata assai elegante. Le colonne, la scalinata e la torretta si rifanno però a certe trame di decoro tradizionale.
Ecco poi l’Hotel Trianon (1905), demolito nel dopoguerra, di cui si riuscì a trasferire la facciata, integralmente, su un palazzo oggi visibile in quell’area che ha preso il nome di piazza del Liberty.
Rimase pure intatta la facciata dei Magazzini Bonomi, edificati tra il 1902 e il 1907 con portici sostenuti da colonne di ghisa.
Citiamo, per concludere, il nome di Alessandro Mazzucotelli, perché questo artigiano, dotato di verve artistica non comune, spicca con le sue opere in ferro tra i migliori protagonisti del Liberty lombardo. Il ferro battuto, da lui trattato con abile maestria, è ancora oggi da ammirare. Vedi a questo proposito i balconi dell’edificio Ferrario in via Spadari 3/5.