di Carlo Radollovich
La vecchia stazione centrale della nostra città, ubicata nell’attuale piazza Repubblica, progettata da Louis-Jules Bouchot, il cui inizio di realizzazione avveniva nel 1857 sotto il dominio austriaco (regno del Lombardo Veneto) fu inaugurata nel maggio del 1864 alla presenza del re Vittorio Emanuele II.
Ma dopo una trentina d’anni si avvertiva già che questa struttura si rivelava insufficiente per poter far fronte nel modo più funzionale all’intenso traffico ferroviario che, anno dopo anno, si mostrava sempre più crescente.
Il piemontese Riccardo Bianchi, ingegnere di provata esperienza e primo direttore generale delle Ferrovie dello Stato (costituite nel 1905), raccolse validi progetti, circa quaranta, relativi ad una nuova stazione centrale, decisamente più ampia.
La prima pietra venne posta in piazza Duca d’Aosta (a circa settecento metri più a nord della vecchia stazione) il 29 aprile del 1906, ossia il giorno susseguente all’inaugurazione dell’Esposizione Universale, benedetta dall’arcivescovo cardinal Ferrari e alla presenza del re Vittorio Emanuele III.
In quell’anno, Stato e Chiesa non si erano ancora riconciliati dopo la “ferita” della breccia di porta Pia, ma la tensione andava gradualmente allentandosi. Va ricordato che papa Pio X, nel 1904, aveva alquanto attenuato il non expedit ( cioè il divieto ai cattolici di partecipare alla vita politica dello Stato italiano) e proprio i cattolici, sindaco il gallaratese Ettore Ponti, appoggiavano a partire dal 1905 la politica della maggioranza, che si palesava monarchica, cavouriana e liberale.
Ma subito dopo la posa della prima pietra, ecco presentarsi un intricato problema di natura finanziaria: chi doveva sostenere i costi dell’opera ? Le Ferrovie dello Stato potevano accollarsi le spese solo per gli impianti tecnicamente necessari, ma non quelle per una costruzione monumentale. Se la città di Milano desiderava una stazione super, con tanto di marmi e volumi a go-go, il Comune avrebbe dovuto intervenire. E così fu.
Scartato il progetto troppo avveniristico di Antonio Sant’Elia, prevalse quello dell’architetto fiorentino Ulisse Stacchini, ispirato ad una monumentalità forse eccessiva, progetto che avrà addirittura modo di appesantirsi seguendo il gusto del Ventennio, inglobando fasci littori e aquile romane.
Ora, la stazione centrale, dopo l’effettuazione di numerosi restauri, con il nuovo centro multicommerciale e con l’installazione aggiuntiva di pratiche scale mobili, si presenta meravigliosamente al passo con le più importanti stazioni ferroviarie europee.