di Stefania Bortolotti
Merck & Co. ha erogato un finanziamento alla SIMIT – Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali per sostenere 50 borse di studio. In cosa consiste il progetto?
Nel 2014, Merck & Co., tramite la sua consociata italiana MSD, ha deciso di stanziare un contributo liberale superiore al milione di euro per l’assegnazione, nell’arco di un biennio, di 50 borse di studio (del valore di € 25.000 ciascuna).
I destinatari sono ricercatori sotto i 40 anni di età che lavorano in Italia presso Unità Operative di Malattie Infettive. I bandi di concorso sono stati indetti da SIMIT che, in maniera del tutto indipendente, ha convocato le commissioni incaricate di selezionare i progetti di ricerca più meritevoli in tre aree definite: l’HIV, l’HCV e le infezioni fungine, tre aree in cui MSD si è da sempre distinta per impegno e risultati ottenuti.
È per me doveroso sottolineare che tutti i progetti di ricerca sostenuti non devono avere a oggetto in considerazione la valutazione clinica degli effetti dei farmaci.
L’iniziativa rientra in un solido piano di investimenti nel nostro Paese, iniziato due anni fa. Merck & Co., infatti, a partire dal 2014, ha attivato un programma ambizioso, ma concreto di sostegno alla ricerca indipendente condotta nel nostro Paese: circa 40 milioni di dollari in erogazioni liberali per valorizzare il patrimonio scientifico in Italia e frenare il fenomeno del cosiddetto “brain drain”.
L’obiettivo è quello di fare rete con soggetti pubblici massimizzando i punti di forza delle singole eccellenze italiane e, allo stesso tempo, contribuire concretamente al rilancio della ricerca medico-scientifica attraverso un modello virtuoso di collaborazione, efficace e trasparente.
Si investe ancora in Italia? Rispetto al panorama europeo, agli occhi di una grande azienda multinazionale come MSD, il nostro Paese è competitivo e in grado di attrarre finanziamenti in R&S?
L’attuale scenario internazionale e nazionale impone uno sforzo di corresponsabilizzazione di tutti gli attori del sistema Paese perché il patrimonio della Ricerca venga adeguatamente preservato.
La scelta di un’Azienda come la nostra di allocare le risorse necessarie alla conduzione della ricerca clinica in un Paese piuttosto che in un altro dipende da diverse variabili: le dimensioni del mercato, l’incidenza delle patologie in oggetto, l’efficienza del sistema della ricerca, la situazione regolatoria e istituzionale, la certezza delle regole e loro semplicità, la garanzia della qualità o il rispetto delle tempistiche. Sono elementi fondamentali che, nel nostro Paese, presentano alcune criticità e influiscono sugli investimenti. Rispetto ad altri Paesi europei, ad esempio, l’Italia è al di sotto del “fair share” per quanto riguarda la ricerca medico-scientifica, pur essendo riconosciuta come uno dei Paesi con le maggiori competenze.
Nell’attuale contesto internazionale, l’attività di R&S non può che essere condotta attraverso interventi condivisi e coordinati tra i diversi attori.
All’attuale Governo, al Ministero della Salute e dello Sviluppo Economico e, certamente, ad AIFA, vanno riconosciuti tutti gli sforzi per dare stabilità al Paese e migliorarne la competitività e l’attrattività. E siamo fortemente fiduciosi anche nelle potenzialità dell’Istituto Superiore di Sanità sotto la guida del Prof. Ricciardi.
Alle Società Scientifiche dobbiamo dare atto del rigore con cui si battono per mantenere alto lo standard della ricerca italiana e per sviluppare sinergie virtuose.
Iniziative come l’importante alleanza tra MSD e SIMIT sono dunque il frutto di un lavoro collettivo, in cui tutti noi – Azienda, Istituzioni e Comunità Scientifica – abbiamo un ruolo e del quale possiamo condividere il merito.
L’Azienda che lei rappresenta vanta una storia di rilievo nell’ambito della ricerca in virologia. Quali sono gli aspetti più rilevanti di questo impegno e quali i passi futuri?
L’impegno di MSD in virologia e nelle malattie infettive vanta una storia ormai trentennale, costellata da successi importanti, con la scoperta di vere e proprie pietre miliari che sono state capostipiti per il trattamento di diverse patologie.
Risale infatti al 1985 il primo programma di ricerca sul virus dell’HIV avviato da MSD, che ha portato allo sviluppo – con il contributo determinante dei laboratori italiani – del primo inibitore dell’integrasi, il raltegravir.
Contemporaneamente ai primi studi sull’HIV, i nostri laboratori hanno intrapreso percorsi di ricerca all’avanguardia sugli antibatterici e anti-fungini, grazie ai quali si è arrivati allo sviluppo della prima echinocandina. Oggi MSD è uno dei pochi gruppi farmaceutici ancora attivi nello sviluppo di nuovi antibiotici e antifungini, un impegno confermato e che crescerà ulteriormente alla luce dell’acquisizione di Cubist, azienda leader nel settore degli antibiotici.
Negli anni, MSD ha inoltre conquistato e mantenuto un ruolo di primo piano nella ricerca sul virus dell’HCV: nei nostri laboratori sono stati messi a punto l’interferone alfa 2-b – prima vera arma a disposizione contro l’infezione da epatite C cronica – e il primo processo di pegilazione dell’interferone, così come boceprevir, primo inibitore della proteasi utilizzato per il trattamento dell’epatite C.
Si tratta di risultati già importantissimi, ma la ricerca MSD non si ferma. Sono in corso gli studi di fase 2 e 3 sulla combinazione fissa tra due Antivirali ad Azione Diretta (DAAS): grazoprevir e elbasvir, che hanno evidenziato un buon profilo di efficacia e hanno dimostrato di essere ben tollerati anche da pazienti molto fragili per i quali non esiste ancora, ad oggi, una valida opzione terapeutica per il trattamento dell’HCV.
Ed è proprio in questa direzione che si sta muovendo la nostra ricerca: verso farmaci con eccellente efficacia e tollerabilità, che possano contribuire con sempre maggiore incisività alla cura di diverse patologie e al miglioramento della qualità di vita della più ampia popolazione di pazienti possibile.
L’importanza dell’alleanza tra industria farmaceutica e società scientifiche: un impegno condiviso e un modello virtuoso per il sostegno alla ricerca sulle malattie infettive