di Sara Sedici
Una nuova torre residenziale “botanica” e un ponte “serra” aperto alla città.
Sono questi gli elementi salienti del progetto di rigenerazione di via Pirelli 39, presentato ieri dal CEO di Coima, Manfredi Catella, e dagli architetti Stefano Boeri (Stefano Boeri Architetti) ed Elizabeth Diller (Diller Scofidio + Renfro), che si sono aggiudicati la gara internazionale.
Pirelli 39 è collocato al centro dell’area Porta Nuova Gioia – in una posizione strategica tra la stazione Centrale e lo scalo Farini – e la sua riqualificazione si inserisce all’interno di un progetto più ampio che riguarderà tutto il quartiere.
La proposta prevede il recupero della torre e dell’edificio a ponte su via Melchiorre Gioia, oltre alla realizzazione di una nuova torre. Un’idea vincente basata principalmente sul riutilizzo di immobili già esistenti che creavano una sorta di “frattura urbana”, non integrandosi al meglio con il volto attuale della zona.
“Il nostro progetto – afferma Boeri – riporta in vita un nobile edificio, propone una torre dove la botanica si intreccia con l’architettura e inventa con il nuovo ponte-serra uno spazio verde aperto a tutta la città.”
In una Milano che negli ultimi anni ha puntato lo sguardo verso una realtà più green, questa proposta rientra perfettamente in questi obiettivi essendo il primo progetto italiano interamente misurabile secondo criteri di sostenibilità.
Non mancano, però, i problemi: infatti, per essere realizzato così come presentato, il progetto necessità del riconoscimento di Pirelli 39 – da parte del Comune – come immobile dismesso per l’applicazione della legge regionale sul recupero urbanistico. Senza questo riconoscimento, non sarà possibile realizzare il ponte-serra.
Anche il consigliere comunale Alessandro De Chirico, dopo aver assistito alla presentazione e aver espresso la sua positività, ha sottolineato come l’Amministrazione Comunale non debba perdere altro tempo e ne favorisca la realizzazione:
“Tocca alla politica stabilire quali sono le priorità e se la rinascita del ponte in una serra della biodiversità vedrà mai la luce. L’unicità del progetto e la pubblica utilità di nuovi spazi per i milanesi devono farci dire convintamente che il progetto si deve fare. A maggior ragione perché non ci sarà nuovo consumo di suolo, privilegiando invece il riuso di un manufatto che c’è già.”