di Carlo Radollovich
Anche il nostro giornale desidera ricordare questo abilissimo scultore e orafo finissimo, sul quale ebbero influenza Michelangelo, Donatello e Jacopo Sansovino.
Nacque a Menaggio (Como) nel 1509, ma visse a lungo nella nostra città a partire dal 1542.
Proprio in quell’anno ottenne in Milano la carica di incisore della zecca imperiale spagnola, mentre nel 1546 fu nominato dal duca Pierluigi Farnese “maestro generale delle stampe e delle zecche” per le città di Piacenza e Parma.
Nella nostra città si fece costruire un palazzo assai sfarzoso, noto come “Casa degli Omenoni”, nella via omonima, così chiamata per le massicce cariatidi poste a piano terra, che forse hanno alquanto appesantito la bellissima facciata dell’edificio.
Leone Leoni fu l’artista favorito dell’imperatore spagnolo Carlo V, il quale lo colmò di ogni ricchezza. In effetti, era già assai noto ai suoi tempi per l’insuperabile sensibilità ritrattistica, per il pregevole lavoro di cesello e anche per la precisione e la sicurezza nell’incidere.
Con il marmo ebbe una dimestichezza lievemente inferiore, tanto che alcune statue, che gli erano state commissionate, non le volle scolpire da sé, ma le fece eseguire da un altro artista, lo scultore Antonio Abòndio (1538 – 1591), sempre distintosi per la fermezza del disegno e per l’ottima forza espressiva che sapeva conferire alle sue sculture.
Una delle opere più significative di Leone Leoni si trova nel nostro Duomo, nel braccio del transetto più a sud, ossia il monumento funebre in bronzo, di ispirazione michelangiolesca, dedicato a Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, un atroce capitano di ventura che per molti anni atterrì, con violente depredazioni, gli abitanti di numerose zone attorno al lago di Como.
Ma anche il finissimo busto dedicato a Carlo V, conservato al Prado di Madrid, mise in luce le sue eccelse qualità artistiche. Vorremmo citare anche la statua in bronzo di re Filippo II di Spagna, la statua in marmo dedicata a Carlo V e il sepolcro di Vespasiano Gonzaga.
Al suo indiscutibile talento si contrappose l’asprezza del suo carattere, spesso violento e pure attaccabrighe. In gioventù si macchiò di alcuni delitti e venne giustamente incarcerato, ma fu liberato poco tempo dopo grazie alle potenti intercessioni di alcuni suoi amici, molto altolocati, tra cui il nobile Andrea Doria, che intervennero in sua difesa.
Malgrado una vita assai movimentata e anche disordinata, Leone Leoni si spense poco più che ottantenne nella nostra città, da molti celebrato per la sua straordinaria fama.