di Carlo Radollovich
Quando citiamo San Carlo Borromeo, ci proiettiamo con la mente sulle sue grandi doti di Pastore delle anime, sui decisi e sicuri impulsi dati al Concilio di Trento, sulle molteplici opere riformatrici come arcivescovo di Milano, eccetera.
Sappiamo inoltre che egli costruì, rinnovò e promosse diverse chiese tra cui il Santuario dell’Addolorata di Rho, della Beata Vergine dei Miracoli di Corbetta e il Sacro Monte di Varese. Ma sicuramente non molti di noi avranno presente che San Carlo, nel corso dell’anno 1573, commissionò le scuderie dell’Arcivescovado al famoso architetto Pellegrino Tibaldi, l’artista che per la verità si era già occupato, per conto dell’arcivescovo, dell’Elmo Collegio Borromeo di Pavia e della chiesa di San Fedele in Milano.
L’edificio, che nel frattempo ha ovviamente perso le sue originarie funzioni, è a pianta decagonale ed è ubicato sul retro del Palazzo Vescovile. Il Tibaldi, considerata la limitatezza dello spazio che aveva a disposizione, decise di sfruttare, per la sua realizzazione, soprattutto la verticalità.
Egli optò infatti per uno stabile a tre piani, ciascuno provvisto di una particolare forma ad anello, con l’aggiunta di un foro centrale completamente aperto.
Nella parte alta dell’edificio si trovava il fienile, da dove erba, fieno ed altri alimenti venivano dirottati ai piani sottostanti tramite il foro centrale. I cavalli venivano ospitati più sotto (vi era spazio per 18 quadrupedi), mentre ancora più giù trovavano posto una decina di asini.
Dopo il secondo conflitto mondiale (1948), trovò qui sede l'”Ambrosianeum”, una valida associazione per favorire dialoghi e incontri sulla cultura teologica in generale, associazione che era stata promossa dal cardinale Ildefonso Schuster unitamente a Enrico Falck e a Giuseppe Lazzati.
Le antiche stalle ospitano ora alcune sale conferenze ed è possibile visitarle durante le attività pubbliche, abbastanza frequenti, svolte dall’associazione.