di U. Perugini
A teatro quando attraverso le storie che si rappresentano si cerca di affrontare argomenti di attualità, soprattutto quelli di attualità politica, sociale, economica, come il problema dell’Unione europea, è difficile trovare la chiave giusta per esporli al pubblico. Troppi i coinvolgimenti, le ideologie, i preconcetti per avere e fornirne una visione chiara. Ci si deve accontentare di lanciare suggestioni, stimolazioni, provocazioni, con il rischio che il più delle volte cadano nel vuoto.
L’atto unico di Michele Santeramo “Scene d’interni dopo il disgregamento dell’Unione europea” (in scena fino al 1° novembre al Filodrammatici) aggira l’ostacolo, dando per scontato che il progetto di una Europa unita sia completamente fallito. Si procede, perciò, a ritroso dal 2060, in un futuro circondato dalle rovine, simboliche e reali, di una sconfitta ideale e politica dell’Europa che ha coinvolto tutti. Anche il rapporto di una coppia che nel suo vivere quotidiano non si è resa conto di ciò che stava accadendo o, forse, l’ha addirittura provocato, rimanendo poi coinvolta nel crollo.
Nel corso del riavvolgimento del nastro della storia, emerge nella sua astratta e crudele realtà la prevalenza dell’idea di un’Europa, “espressione geografica” fittizia e onnivora, impalcata proditoriamente sulla moneta, sull’economia, piuttosto che sui cittadini, cioè sulle persone che vivono e lavorano al suo interno e cercano, spesso con affanno e rabbia, ideali e identità da condividere.
Il pessimismo dell’Autore è amaro a tal punto che lo stesso interprete del lavoro, Michele Sinisi, decide di dissociarsi, quando si tratta di dare voce ad una valutazione perentoria degli anni in cui viviamo. E’ allora lo stesso Autore,“fuori campo”, a parlare e ad esprimere la sua dolente invettiva, in cui emerge un euroscetticismo con poche speranze.
Anche coloro che ancora si ostinano a vedere nel disegno di un’Europa unita una possibile soluzione positiva per il nostro futuro, stanno perdendo quell’”incantesimo” di cui i protagonisti della storia parlano attribuendolo al loro “amore”. Capiscono che senza un fondamento solido, l’edificio europeo è destinato a crollare sotto i problemi sempre più gravi quali l’immigrazione, gli squilibri sociali, le sfide della politica estera.
I segnali che scorgiamo intorno a noi non ci tranquillizzano, pensiamo solo all’esito delle recenti elezioni in Polonia, ma evitare che l’Europa, da casa comune, diventi un “leviatano” insaziabile, dipende anche da noi, dalle nostre scelte quotidiane, dal nostro impegno continuo. Da segnalare in scena, insieme al protagonista e regista Michele Sinisi, anche la brava Elisa Benedetta Marinoni.