venerdì, Novembre 22, 2024
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SANT’AMBROGIO GUERRIERO?

di Carlo Radollovich

Un curioso emblema medievale milanese (vedi foto), forse non molto conosciuto, rappresenta l’effigie di Sant’Ambrogio a cavallo, che reca in mano uno staffile.

La leggenda fa risalire la nascita di tale effigie in occasione della battaglia di Parabiago combattuta il 21 febbraio 1339 nelle campagne che si estendevano sino a Nerviano, tra le truppe di Azzone Visconti (erede di Galeazzo) condotte dallo zio Luchino e i ribelli della Compagnia San Giorgio dello zio Lodrisio, alla testa dei quali vi erano mercenari tedeschi. Insomma, una guerra tra familiari…

Lo scontro fu voluto e avviato da Lodrisio, il quale desiderava conquistare il titolo di Signore di Milano. I due eserciti disponevano entrambi in battaglia delle insegne viscontee e, per distinguersi tra loro, i soldati di Azzone avanzavano al grido “Miles Sancti Ambrosii”, mentre i ribelli gridavano parole non meglio conosciute in lingua tedesca.

Nelle prime fasi della battaglia fu Lodrisio ad avere la meglio, tanto che i vari capitani azzonesi mollarono inspiegabilmente presto e furono costretti alla ritirata. Ma mentre Lodrisio già assaporava la vittoria accampandosi a ridosso di Parabiago per meglio studiare il suo ingresso in Milano, questa perdita di tempo gli fu fatale. Infatti, gli azzonesi, seppur ridotti di numero, riuscirono a riorganizzarsi ed erano ormai pronti per tentare la rivincita.

Si dice che, in questi momenti particolarmente concitati, Luchino si ritirasse brevemente in preghiera in una cappelletta per invocare la protezione di Dio e soprattutto quella di Sant’Ambrogio. Non appena staccatosi dall’inginocchiatoio, il cielo plumbeo si squarciò e all’armata di Luchino apparve la figura di Sant’Ambrogio, vestito di bianco, con in mano uno staffile, nell’atto di voler incoraggiare le truppe.

Si trattò forse di un banale disegno creato dalle nuvole mentre si stavano dissolvendo oppure di una reale apparizione ? Nessuno potrà mai saperlo. Resta il fatto che l’esercito di Azzone, rinvigorito da questa visione, si rianimò e riuscì a mettere in fuga i ribelli. Lodrisio venne catturato e subito rinchiuso nelle prigioni di San Colombano al Lambro.

L’apparizione venne immortalata dallo scultore Rusnati e la statua marmorea è ancora oggi visibile nella Certosa di Pavia.

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