lunedì, Dicembre 23, 2024
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Il ruolo degli infermieri nella nuova Sanità: obiettivi, idee e prospettive

di Stefania Bortolotti

Intervista a: Annalisa Silvestro, presidente della Federazione IPASVI

Presidente Silvestro, alla fine del XVII Congresso nazionale della Federazione IPASVI c’è un nuovo trampolino di lancio per gli infermieri, quello delle competenze avanzate e delle specialità. Ma su questa strada c’è l’ostacolo pesante come un macigno dell’accusa di invasione del campo di altri professionisti.

Il nostro fine non è espropriare competenze altrui o svolgere attività da medici “bonsai”, ma di utilizzare una marcia ulteriore per assistere i pazienti, individuarne e approcciarne le necessità, incidere nel processo organizzativo e decisionale di sistema e dare, conseguentemente, risposte ancora più pertinenti e mirate alle contingenze economiche e ai bisogni che emergono dall’attuale scenario demografico ed epidemiologico. Non intacchiamo o erodiamo il campo di attività di questo o di quel professionista, ma ci adeguiamo semmai all’evoluzione generale e ineludibile dei saperi, dei bisogni, dei sistemi organizzativi e soprattutto alle necessità e alle aspettative dei cittadini.

Quali sono gli obiettivi degli infermieri?

I nostri sono obiettivi semplici. E a quegli obiettivi abbiamo sempre guardato. Obiettivi che ora si stanno consolidando grazie alle scelte fatte con e per la professione. Ma soprattutto sono obiettivi a cui possiamo guardare identificando prospettive e ruoli davvero realizzabili: elementi di certezza professionale e anche economica; formalizzazione della già avvenuta evoluzione delle nostre competenze sia in chiave assistenziale, sia in chiave manageriale; infermieri generalisti e infermieri specialisti, tutti competenti, preparati, capaci di lavorare in gruppo e in rete e di confrontarsi su un disegno assistenziale anche per metterlo in discussione allo scopo di raggiungere i risultati migliori per la collettività e per la propria famiglia professionale.

Ma molte altre professioni insorgono…

Siamo chiari, ripetiamolo: non ci sono forzature. Nessun blitz. Nessun pasticcio. Nessun tentativo di togliere qualcosa a qualcuno o di mischiare carte. Si tratta semplicemente di applicare un atto regolamentare dovuto per chiarire che la strada che si sta percorrendo non è una scelta di pochi, ma un desiderio di tutti. O almeno di tutti coloro i quali hanno responsabilità gestionale, programmatoria e di Governo.

infermieriC’è anche qualche infermiere però che dice che forse in questo periodo di crisi ci sono argomenti più urgenti di cui occuparsi; qual è il suo parere?

Basta con il “benaltrismo” di chi ci dice da troppo tempo che c’è ben altro di più importante o significativo da fare. Dobbiamo coagularci per portare a casa i “nostri” risultati. Non si discute sul nostro futuro. Un futuro ancora con qualche ombra ma che proprio per questo ci chiama a lavorare assieme coralmente, Federazione, Collegi, Sindacati, ognuno per la propria parte, senza invasioni di campo o sovrapposizioni. Passi ben scanditi se non si può correre, ma passi certi che portino gli infermieri verso gli obiettivi che si sono dati. Non siamo spalla di nessuno, siamo professionisti che hanno scelto la propria professione e ora devono saperla gestire e programmare. Come, d’altra parte, abbiamo sempre fatto.

Che ne pensa dell’ospedale e dei suoi nuovi standard?

L’ospedale è destinato a cambiare faccia: è un ritornello che si ripete da anni. Lo dice anche il Patto per la salute. Lo hanno delineato i nuovi standard ospedalieri che sono lo strumento e il presupposto per il cambio di rotta. Un documento di particolare rilevanza è quello sugli standard ospedalieri, perché potrà incidere in maniera significativa sull’offerta sanitaria e sui modelli organizzativo-assistenziali che dovranno accompagnare la riduzione complessiva dei posti letto a favore delle cure sul territorio strutturando le dimissioni protette, la continuità delle cure e dell’assistenza, i programmi di ospedalizzazione domiciliare. E il documento sugli standard ospedalieri pare voglia ridefinire l’offerta sanitaria partendo finalmente dai bisogni del cittadino, abbandonando l’attuale centratura sul percorso diagnostico-terapeutico e sulla disciplina medica.

Voi in questo quadro che ruolo avrete?

Nel processo di cambiamento delineato, il ruolo dell’infermiere è rilevante. Noi lo diciamo da tempo e ora prendiamo atto che finalmente lo dicono anche altri e lo scrivono in un documento istituzionale; un documento che ne sancisce la rilevanza nell’assistenza domiciliare, nell’ospedale di comunità, comunque nella presa in carico dei pazienti e nella garanzia della continuità curativo assistenziale.

E quale sarà il ruolo dell’infermiere sul territorio?

Sul territorio ci sarà un infermiere in grado di diversificare le proprie peculiari competenze per affrontare con abilità, capacità, scientificità e vicinanza i bisogni emergenti nei cittadini attraverso la definizione di peculiari processi assistenziali, l’orizzontalità e la continuità dei percorsi, la diversificazione della risposta, l’estensività assistenziale, l’educazione e l’informazione. Che dovrà assumere anche un altro grande compito: quello di educatore sia per insegnare come eseguire al meglio alcuni atti di accudimento, sia e soprattutto per come stare vicino al proprio congiunto per aiutarlo a mantenere il miglior equilibrio possibile nel suo continuum salute-malattia. Un infermiere educatore che finalmente sviluppa e implementa nel territorio un ruolo antico ma mai completamente agito; un ruolo che nella forte crescita della domanda di assistenza, anche nel libero mercato, potrà trovare ampi spazi e rispetto e al quale siamo pronti con proposte concrete da rendere velocemente operative.

Presidente, se gli infermieri potessero “esprimere un desiderio” cosa chiederebbero?

Che vi fosse la consapevolezza di quanto è stato elaborato e messo a disposizione del sistema proprio dagli infermieri, pronti a dare la loro disponibilità per sostenere, con le proprie capacità e idee, un progetto che metta mano al cambiamento dei sistemi organizzativi e assistenziali nel segno dell’appropriatezza e dell’equità. Ma non si tratta però di un desiderio “sogno”: questa volta le nostre idee e proposte hanno iniziato a trovare cittadinanza.

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