di Carlo Radollovich
La ben nota suora, al secolo Marianna dei Leyva y Marino, condannata a vivere per ventuno anni in una stanzetta di 1,50 x 2,50 metri presso il Ritiro di Santa Valeria (nelle immediate vicinanze della basilica di Sant’Ambrogio) a seguito della decennale tresca con il conte Gian Paolo Osio, torna a far parlare di sé.
Infatti, la città di Monza sta per dare il via ad una mostra presso il Serrone di Villa Reale (venerdì 30 settembre), interessante mostra che, attraverso documenti autentici e persino video, illustrerà la vita della monaca, dal suo ingresso in convento a soli quattordici anni al suo amore per il conte Osio, dal processo canonico (che il vescovo Federico Borromeo aveva ordinato) alla sua morte in piena povertà all’età di settantacinque anni.
Ma, oltre a quanto si potrà conoscere sulla suora al Serrone di Villa Reale, si effettueranno sempre a Monza conferenze e visite guidate che ispireranno un vero e proprio itinerario nei luoghi che il Manzoni aveva descritto nel suo celebre romanzo.
Questo percorso si dimostrerà particolarmente utile perché farà rivivere un frammento di storia da non dimenticare. Si potrà infatti sostare in via Marsala ove è parzialmente visibile un muro di cinta che abbracciava il famoso convento dei Cappuccini. Peccato che la cappella dello stesso convento, sconsacrata circa trecento anni fa, sia stata trasformata in una villa.
La seconda tappa potrebbe essere effettuata in piazza Santa Margherita, ove è possibile visitare la chiesa di San Maurizio (già di Santa Margherita), eretta nel 1469, ma completamente rifatta nel 1736. Sopravvive ancora una piccola porzione dell’antico convento (ove la monaca prese i voti nel 1589) anche se inglobata tra diverse case. Il portale d’ingresso al convento è stato inspiegabilmente trasformato in un’entrata per un condominio privato. La terza tappa avverrebbe al pozzo del convento in via Azzone Visconti, ove trovarono la morte due consorelle della monaca per aver fatto trapelare notizie sulla vita privata di Marianna de Leyva.
Insomma, il tutto servirebbe ai visitatori per poter rivivere, anche se solo parzialmente, la magica storia che Alessandro Manzoni ci ha regato con grande eleganza.