Nasce a Partanna, in provincia di Trapani, nel 1974 e la sua infanzia è tragicamente turbata, a soli undici anni, per la morte del padre Vito, avvenuta per terribili conseguenze mafiose. Quando sta per compiere diciassette anni, viene privata del fratello Nicola, anch’esso ammazzato in circostanze misteriose, sempre a causa della mafia.
Lei deciderà di vendicare questi suoi parenti diventando collaboratrice di giustizia. Prenderà ad esempio la cognata Piera Aiello la quale, subito dopo l’uccisione del marito Nicola, racconta in dettaglio le incredibili storture, le atrocità e i misfatti mafiosi che accadono a Partanna.
La povera Rita, di riflesso, verrà tacciata d’infamia tanto che persino il suo fidanzatino la lascia adducendo una vigliacca motivazione: non se la sente di continuare a restare a fianco di una persona imparentata con una spiona. Nel suo diario annoterà che vuole lasciare la Sicilia, sperando di allontanarsi per sempre dalla mafia e dalle violenze.
Nel novembre del 1991 decide di presentarsi presso l’ufficio del Pubblico Ministero e tutto ciò che si è tenuto dentro per anni lo rivela con molta spontaneità. Le retate della Polizia iniziano ben presto e in prigione finiscono diverse persone, principalmente accusate di traffico di droga.
Formula inoltre precise accuse contro chi ha voluto l’omicidio del vicesindaco Stefano Nastasi. E’ chiaro che, giunti a questo punto, la vita di Rita Atria è ormai fortemente a rischio e le conseguenze per lei potrebbero risultare gravissime. Proprio per evitare vendette nei suoi confronti, Paolo Borsellino la fa prelevare da Partanna per trasferirla a Roma.
Qui inizia senza dubbio una vita nuova, decisamente serena. Paolo Borsellino, che ha una figlia della sua stessa età, cerca di starle vicino. Ma anche i suoi sentimenti personali sembrano rinnovarsi. Infatti, in occasione di una visita ai Musei Vaticani, incontra un simpatico militare di leva.
Stringono nell’arco di poco tempo una forte amicizia e scoprono il piacere di mangiarsi una pizza assieme o di frequentare una discoteca. Purtroppo, la loro felicità e’ di breve durata. Prima la strage di Capaci e poi quella di via D’Amelio stroncano due autentici simboli contro tutte le realtà mafiose: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Rita Atria ne rimane non soltanto scossa, ma accusa pesantemente il colpo anche sotto l’aspetto psicologico. Sente soprattutto la mancanza di Paolo Borsellino, una persona assolutamente insostituibile che le aveva fatto dimenticare Partanna.
Nel luglio del 1992, mentalmente assai provata, si lancia dal settimo piano della sua abitazione romana dopo aver scritto su un muro della sala un messaggio di nobile affetto che sembra proprio rivolto a Paolo Borsellino.