di Antonio Barbalinardo
In questi giorni ricorre il 70° anniversario della Liberazione dal nazi – fascismo, già da alcuni giorni si svolgono cerimonie celebrative in diversi luoghi e città italiane, cerimonie che vedranno le più importanti manifestazioni in particolare il 25 aprile giorno ufficiale della Liberazione avvenuta nel 1945.
Il momento più drammatico di quel periodo storico italiano, si potrebbe farlo partire, dal 9 luglio 1943, quando gli americani sbarcarono prima in Sicilia, dando così inizio alla lotta contro il Fascismo e il Nazismo. La data più importante è il 25 aprile, con l’insurrezione della città di Milano, la fuga di Mussolini verso la Svizzera, il fermo stesso di Mussolini a Dongo, la sua fucilazione avvenuta il 28 aprile 1945, queste furono le tappe finali di quell’immane conflitto fratricida.
La storia dei Partigiani è lunga occorrerebbero pagine e pagine per descriverla, ma in sintesi si può dire che in particolare nel settentrione d’Italia molti furono i cittadini che in silenzio e nascosti si organizzarono affrontando con molti rischi personali e delle loro famiglie per arrivare alla liberazione della tirannia dal ventennio fascista. Ma anche nel meridione d’Italia ci furono città che insorsero, Matera ne fu la testimonianza con il riconoscimento del titolo di città della Resistenza insignita con la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Oltre all’organizzazione di cittadini legati a frange politiche o sindacali anche la Chiesa e in particolare la Chiesa Ambrosiana, con la guida del Cardinale Ildefonso Schuster, con il contributo sul territorio dei suoi sacerdoti, religiosi, religiose contribuirono, nelle diverse situazioni e condizioni a porre fine a quella tragedia umana.
Pertanto è opportuno dire che la lotta della Resistenza è appartenuta al popolo italiano, non solo di questo o quello schieramento politico o sindacale, ma fu vissuta e partecipata da tutte quelle persone che in segreto, con piccoli o grandi gesti della quotidianità, combattevano e aiutavano quanti si trovavano in difficoltà, costretti a nascondersi o a fuggire.
Tra questi desidero ricordare il contributo dato da alcune suore della Congregazione delle Suore delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo di Milano come Madre Donata Castrezzati, aiutata da due consorelle, suor Simplicia Vimercati e suor Clara Filippini, allora Madre Superiore dalla Casa di via Aldini, 72, mettendo a repentaglio la loro vita e quella delle consorelle della Congregazione si adoperarono nel nascondere centinaia di ebrei all’interno dell’Istituto, così come nascosero e aiutarono molti perseguitati politici.
Madre Donata Castrezzati e le sue due consorelle, una volta scoperte, furono arrestate e portate nel carcere di San Vittore e lì detenute dal 14 luglio al 3 agosto 1944, quasi prodigiosamente fu evitata loro la deportazione nei campi di concentramento in Germania, la loro carcerazione fu commutata in domicilio coatto a Grumello del Monte in provincia di Bergamo.
A Madre Donata Castrezzati è pervenuta dopo una lettera di riconoscenza da parte della Comunità Ebraica Italiana e nel 50° della Liberazione l’Attestato di Riconoscimento con Medaglia da parte dell’allora cardinale Carlo Maria Martini.
In questa mia riflessione sulla Liberazione desidero ricordare anche don Andrea Valsecchi, nato a Castello sopra Lecco e dopo la sua lunga vita sacerdotale, ha trascorso gli ultimi anni di vita presso l’istituto Palazzolo di Milano, conoscendolo ho scoperto parte della sua storia personale di prete e anche di cappellano militare quale fu durante la guerra. Don Andrea Valsecchi fu internato in Germania quale prigioniero di guerra, riuscendo poi nel 1944 a rientrare in Italia.
Quale cappellano militare con il suo grado di tenente poté aiutare molti militari fuggiaschi e vari ricercati sia politici, sia soggetti alle leggi razziali. Don Andrea Valsecchi fu anche membro del Comitato Nazionale di Liberazione e il suo nome è stato inserito nel libro <<MEMORIA DI SACERDOTI “RIBELLI PER AMORE”>>.
Molti sono i nomi di partigiani e partigiane da ricordare, se noi giriamo sul nostro Quartiere, su alcune facciate di edifici o muri di cinta vediamo le lapidi che ricordano questi eroi della Resistenza.
Come non ricordare i martiri della Resistenza del Poligono: Gaetano Andreoli, Arturo Capettini, Cesare Poli, Angelo Scotti. I Partigiani Andreoli, Capettini e Poli furono fucilati all’interno del Poligono di tiro di piazzale Accursio il 31 dicembre 1943. Mentre Angelo Scotti, graziato al momento, morì poco tempo dopo poiché fu deportato nei campi di concentramento, a questi martiri è stato dedicato il monumento posto in piazzale Accursio.
Così è opportuno ricordare Gina Galeotti Bianchi detta “Lia” che dalla sua casa di via Bartolini 49 diresse gruppi di difesa della donna, purtroppo il giorno stesso della Liberazione e della vittoria al nazifascismo il 25 aprile 1945 cadde sotto il fuoco nemico.
Sempre nel nostro Quartiere in via Grigna 35, troviamo la lapide marmorea dedicata a Achille Andrea che cadde a Fossoli il 12 luglio 1944 trucidato dai nazifascisti. Mentre in piazza Villapizzone, 2, troviamo due lapide alla memoria, quella dedicata al partigiano Rossi Edoardo della Divisione Val Toce caduto il 14 giugno 1944 a Ornavasso in val d’Ossola e sulla stessa facciata, a fianco c’è la lapide dedicata al caduto per la libertà Gervasini Carlo che fu fucilato proprio lì davanti l’8 febbraio 1945.
Quanti altri nomi di partigiani si potrebbero aggiungere e menzionare, desidero ricordare anche il famoso partigiano che molti ricordano ancora, il “Comandante Guido” della 117° Brigata Garibaldi ovvero il signor Galati Giuseppe che fu un cittadino del nostro Quartiere dove dopo ha continuato il suo impegno di testimonianza nel comunicare nelle diverse scuole alle giovani generazioni il valore della Resistenza.
Desidero terminare questa mia riflessione in ricordo del 70° della Liberazione con il momento molto bello che si è svolto presso il Monte Stella, la cosiddetta “Montagnetta di Milano” dove nel pomeriggio del 23 aprile si è svolta la cerimonia della scopertura della targa a memoria.
La Montagnetta come noto è stata realizzata su progetto dell’architetto Piero Bottoni, che la dedicò alla moglie Elsa Stella, è sorta dalle macerie delle case dei milanesi, distrutte durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
La cerimonia sì è svolta alla presenza dell’Assessore alla cultura Filippo Del Corno, del Presidente del Consiglio di Zona 8 Simone Zambelli, del Presidente della Commissione cultura Massimo Maggiaschi, e molti Consiglieri di oggi e di ieri della Zona 8.
Inoltre erano presenti rappresentanze dell’ANPI, delle Forze Militari, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri oltre che la partecipazione di molti cittadini.
La proposta della posa della targa fu fatta alcuni anni fa dall’allora Presidente di Commissione Costante Ranzini che con una delibera approvata da tutto il Consiglio Circoscrizionale, oggi vede la realizzazione e la posa stessa della targa alla memoria affinché coloro che oggi godono quel verde e quegli spazi ricordano che le macerie sottostanti sono pietre vive non solo del ricordo di milanesi di ieri ma anche del sangue versato, per la libertà e per la democrazia.