sabato, Novembre 23, 2024
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LA RICERCA DI ANTICHI QUARTIERI MILANESI

di Carlo Radollovich

Sulla scorta di una vecchia carta topografica di epoca medievale, il topografo Giovanni Francesco Kraus aveva elaborato nel 1763 una pianta di Milano, successivamente conservata presso l’Archivio di Stato del Castello Sforzesco.

Poco prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale, il professor Alessandro Colombo, un attento studioso delle suddivisioni amministrative della città, a cominciare dall’età comunale, si occupò della mappa del Kraus nel tentativo di scovare e di dare un nome ad antichi quartieri.

Il suo compito si presentava assai arduo poiché gli elementi contraddistintivi per le necessarie ricostruzioni storiche erano molto ridotti di numero o addirittura non più reperibili. Dopo non facili ricerche, riscontrò la presenza di sette quartieri che rispondevano ai nomi di Cordusio, Cicogna, Rosa, Farine, Rosti e Bossi. Si tratta in sostanza di “sezioni” che rappresentano il tardo e parziale ricordo delle antiche contrade. Queste andavano ad aggiungersi alle sei Porte o Sestieri, già note. Le riassumiamo: Porta Nuova, Porta Orientale (Venezia), Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina, Porta Comacina.

Ma quante erano complessivamente le antiche contrade, comprese quelle di cui si sono perse le tracce ? Si ritiene che esse fossero una trentina. Chi volesse consultare una serie di interessanti segnalazioni storiche, impossibili da riportare in questa sede perché lunghissime, potrebbe digitare sul sito www.acquafallata.it, ove viene riportato l’enorme lavoro compiuto dal professor Colombo, nel tentativo di far luce sulle antiche contrade. Tra queste ci limiteremo a citare quella dell’Agnello, menzionando che nella centralissima via omonima è visibile un agnellino, murato sopra il portone del civico 19.

Si ritiene che tale bassorilievo possa essere stato il simbolo della contrada dell’Agnello, per l’appunto. Si crede altresì che pure quello riproducente la scrofa semilanuta, di epoca romana, visibile in via Mercanti, potesse rappresentare il segno distintivo di una contrada. Lo stesso dicasi per la piccola testa di lupa, in marmo, che si trova sul palazzo d’angolo tra via Torino e via Lupetta, di fronte alla chiesa di San Sebastiano.

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