di Carlo Radollovich
Molto probabilmente si tratta soltanto di una leggenda, ma rispecchia molto bene le sofferenze che parecchie persone sopportavano durante l’ultimo conflitto mondiale.
Ci auguriamo sinceramente che le grandi miserie, vissute da molti milanesi in quegli anni assai duri, non abbiano più a ripetersi, nemmeno in difficoltosi tempi di crisi come gli attuali.
Una famiglia risiede quasi alla fine del corso di Porta Ticinese, vive in grandi ristrettezze ed è composta dal marito, dalla moglie e da due figlie. Si ciba di un po’ di riso, di qualche piatto a base di polenta o di patate. La carne non la si mangia mai, troppo cara, e il pane è sempre quello, quasi nero come il carbone. E la ben nota pagnotta, a quei tempi impastata con olio e sale, considerata sopraffina, rappresenta solo un sogno.
Il papà si ammala ben presto, rifiuta quel po’ di cibo che la moglie gli serve e deperisce a vista d’occhio. Alcune vicine di casa suggeriscono di acquistare qualche etto di carne di cavallo in un negozio del centro cittadino, per poter ridare energie al marito.
Il consiglio viene accettato e, con le poche lire ancora a disposizione, la figlia maggiore viene incaricata di recarsi subito in una macelleria del centro per l’acquisto. La ragazza parte immediatamente a piedi, ma solo dopo pochi minuti, il papà viene improvvisamente a mancare.
La donna, affranta dal dolore, pensa disperata al futuro della propria famiglia, priva di qualsiasi sostentamento. Pensa anche che non potrà disporre nemmeno di qualche soldo per il funerale. Però, un acconto potrebbe versarlo, rinunciando a quella carne di cavallo che ormai non serve più. Prega la figlia minore di recarsi presso il negozio, ma questa, percorsi un paio di chilometri, incrocia la sorella che tiene sottobraccio il pacchetto di carne già acquistata. Le spiega l’accaduto e decidono entrambe, piangendo a calde lacrime, di ritornare dal macellaio, convincendolo a riprendersi la carne dietro restituzione dei soldi.
Il negoziante ascolta il triste racconto e, con un nobile gesto, dice alle due orfanelle che possono pure trattenere il pacco di carne. Contemporaneamente apre un cassetto, restituisce il relativo importo alle ragazze e dice loro: “Che il Signore benedica voi e vostra madre e che da Lassù possa giungere alla vostra famiglia tutta l’assistenza di cui necessitate”. Il giorno seguente un benefattore, appartenente alla Congregazione San Vincenzo e allertato non si sa da chi, si presenta alle tre donne fornendo loro il necessario aiuto.