lunedì, Dicembre 23, 2024
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PIAZZA MERCANTI E IL PALAZZO DELLA RAGIONE

di Carlo Radollovich
Dopo piazza della Scala, percorriamo brevemente le vie Santa Margherita e Mengoni ed eccoci nella centralissima piazza Mercanti, sulla quale si affacciano la Casa dei Panigarola, le Scuole Palatine, la Loggia degli Osii e il Palazzo della Ragione.
In epoca mdioevale, nell’area della piazza stessa, erano presenti cinque grandi arcate che segnavano, in origine, l’inizio di cinque vie. Come il nome riferisce, qui si davano appuntamento i commercianti del tempo e tra stoffe finemente ricamate, monili, armi e generi alimentari di ogni tipo, venivano decantati i pregi delle merci che ci si accingeva a vendere.
Oltre ai mercanti, il luogo era pure frequentato da cittadini che esponevano problemi e intavolavano discussioni. Desiderando far chiarezza su mille questioni, si intendeva “ragionare” sui principali temi al centro dei dibattiti e mettere pure al corrente le autorità competenti. Fu così che nacque il Palazzo della Ragione, detto anche Broletto Nuovo, voluto dal podestà Oldrado da Tresseno, di cui prese possesso nel 1233. Sotto il simbolo del cavallo (sinonimo di velocità) e del gallo (acume e intuito), i competenti giudici del Broletto emettevano sentenze per comporre le varie controversie sorte tra i cittadini.
Con l’arrivo degli austriaci ai tempi di Maria Teresa, il palazzo mutò aspetto. Fu infatti inserita una sopraelevazione, risalente al 1773, e la sala con loggia comunale subì una sostanziale trasformazione diventando sede dell’archivio notarile.
Davanti al Palazzo della Ragione era presente un antico pozzo (la cui struttura è pure oggi visibile) in grado di offrire acqua sempre freschissima, come riferiscono le cronache dell’epoca. Qui si ritrovavano spesso alcuni avvocati, non titolari di uno studio affermato, che i vecchi milanesi definivano “delle cause perse”. Ma si incrociavano in piazza anche preti e frati, i quali, dopo la soppressione di diversi privilegi ecclesiastici da parte di Napoleone, chiedevano piccole offerte in denaro in cambio di celebrazioni di messe. Questi religiosi venivano comunque aspramente richiamati dal vescovo.
Insomma, tutta la piazza era sempre un brulicare di numerosi incontri, non solo per farsi conoscere, ma soprattutto per combinare affari. Una sorta di piccola Expo ante litteram…

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