di Carlo Radollovich
Le operazioni di recupero in mare di alcune chiazze di greggio che si sono estese, seppure limitatamente, sino alla provincia di Savona, sono state ultimate.
Due navi d’altura più otto mezzi della Guardia Costiera hanno lavorato giorno e notte con la finalità di recuperare l’olio sversato in mare e ora sono impegnate nello scandagliare i fondali, nel timore che l’onda nera abbia potuto inquinare anche le rocce sottomarine.
Fortunatamente, è il caso di dirlo, sono stati riscontrati lievi danni solo in superficie e a questo proposito si è osservato che l’assorbimento degli idrocarburi, grazie a speciali rotoli di panno calati in mare, denominati “garze oceaniche”, è stato praticamente completato.
Ove si erano riscontrati evidenti riflessi iridescenti al largo di Varazze, riflessi che avevano preoccupato non poco gli addetti ai lavori, altro non erano che colonie di meduse, le quali potevano corre il rischio di essere risucchiate dagli aspiratori in funzione.
Ma anche un aereo della Guardia Costiera ha sorvolato costantemente la Riviera di Ponente con attente ricognizioni, ma senza segnalare specifici problemi. Persino le strane “striature” rilevate inizialmente dopo Imperia erano sparite, evidentemente evaporate grazie anche all’azione del sole.
Ci si chiede ora se le oltre cinquanta tonnellate di greggio nigeriano, confluite nel fiume Polcevera, si siano completamente dissolte. Evidentemente no. Nel corso d’acqua, e cioè nel tratto che separa questo dal mare, devono proseguire con buon ritmo le operazioni di pulizia. L’olio, come giustamente si sospetta, può essersi infiltrato in profondità e si dovrà pure accertare quali effettivi danni siano stati arrecati alla falda del fiume e ai terreni circostanti.
Rimane in ogni caso la preoccupazione per i 250 dipendenti della Iplom, l’azienda presso la quale si era verificata la rottura dell’importante tubazione, dipendenti che entreranno in cassa integrazione a partire dai primi di maggio.