di Ugo Perugini
I pensionati se n’erano accorti da soli che stavano perdendo soldi. Era sufficiente controllare, giorno per giorno, il proprio portafoglio. Poi, ogni tanto qualcuno di importante se ne rende conto e lo fa presente. Allora, c’è una immediata reazione. Espressioni di stupore, meraviglia…Ma, nel giro di pochi giorni, tutto torna nel dimenticatoio. Soprattutto, da parte dello Stato.
Riepiloghiamo la storia degli ultimi giorni. Il presidente della Confesercenti, Marco Venturi, se ne esce con una dichiarazione drammatica: “Dal 2008, in 6 anni, un pensionato italiano ha perso 1.419 euro di potere d’acquisto, oltre 118 al mese. L’Italia è il solo Paese in Ue in cui i pensionati pagano in proporzione più tasse di quando erano attivi”. Naturalmente, il personaggio in questione fa questa affermazione non certo per puro spirito umanitario, ma perché si rende conto che in tal modo una bella fetta di denaro che proviene dalle pensioni viene sottratta al consumo.
La cosa è davvero assurda. Sentite cosa dice ancora Venturi. “Il pensionato subisce un maggior prelievo rispetto al dipendente e tale extra imposta è più forte tanto più la pensione è bassa: 72 euro per una pensione pari a tre volte il minimo e 131 rispetto alle pensioni d’importo inferiore. Nel resto d’Europa non è così, anzi, avviene il contrario. In tutti i Paesi, a parità di reddito, un pensionato paga in misura inferiore del dipendente”.
Riepilogando, i pensionati italiani sono i “più tartassati d’Europa”. “Su una pensione corrispondente a 1,5 volte il trattamento minimo Inps, un italiano paga in tasse il 9,17% dell’assegno previdenziale, mentre i suoi colleghi di Germania, Francia e Spagna e Regno Unito nulla“. Venturi, sempre nell’interesse della categoria di cui tutela i diritti, cioè quella degli Esercenti, arriva a dire:”E’ ora di dare una svolta definitiva a questa ingiustizia, ripensando il sistema fiscale. Soprattutto si deve tener conto dell’erosione del potere d’acquisto dei pensionati, estendendo anche a loro, come primo passo, il bonus fiscale, in modo tale da ridurre almeno la perdita su base mensile”. Lo dice lui, ma lo dicono ad alta voce e da tempo anche i pensionati. Pensate che qualcuno li ascolterà?
Sbugiardiamo certe affermazioni false
Qualcuno, il Governo in primis, ci ha sempre raccontato che bisogna ridurre le pensioni Inps perché il bilancio è in condizioni difficili. SBAGLIATO! E’ vero che vengono versati contributi ai pensionati per 70 miliardi all’anno ma bisogna dire che sull’INPS pesano impegni che in altri Paesi fanno parte di altri capitoli di bilancio, come i sussidi di invalidità (ogni anno si parla di oltre 15 miliardi). Poi c’è il sostegno alle famiglie, altro impegno dell’INPS, al di fuori delle pensioni. I pensionati, al contrario, hanno pagato per le tasse, che in altri Paesi non esistono, ben 45 miliardi di euro nel 2009 pari a tre punti del Pil. Insomma dobbiamo capire che esiste una vera e propria campagna ideologica contro i pensionati che ha portato a continue riforme, sempre più restrittive e dolorose, e che va assolutamente denunciata. A quale santo potrà rivolgersi il povero pensionato italiano? Che posizione ha il sindacato di fronte a queste denunce?