di Carlo Radollovich
La corrente settimana, tanto per cambiare, è iniziata all’insegna del gran caldo e, ancora per alcuni giorni, l’afa opprimente non darà tregua, in modo particolare a certi lavoratori che devono raggiungere Milano in treno.
Infatti, per i pendolari che non hanno ancora assaporato il dolce relax delle ferie e dovranno recarsi al lavoro in treno sfidando una calura che da centotrentasei anni non ci tormentava con temperature così roventi, faranno tristemente i conti con carrozze spesso prive della necessaria climatizzazione.
Purtroppo, i treni delle linee lombarde sono riusciti a provocare non soltanto pesanti disagi a questo proposito, ma pure indesiderati malori che hanno persino coinvolto alcuni controllori e il personale viaggiante.
I responsabili della buona funzionalità dei nostri convogli assicurano che verranno adottate, con sollecitudine, tutte le misure necessarie per risolvere la penosa situazione, ma nel frattempo le sofferenze dei passeggeri non si contano più.
Essi si lamentano sottolineando che il servizio relativo all’aria condizionata su certi treni (ma anche quello relativo al riscaldamento durante la stagione fredda) è davvero scadente e risulta incredibilmente peggiore rispetto a una ventina d’anni fa.
Si chiedono imbarazzati e delusi: perché i guasti continuano a verificarsi malgrado le numerose assicurazioni fornite? È triste osservare – proseguono con amarezza – treni in partenza dalla Stazione Centrale per le più importanti destinazioni con i vetri chiusi (segno evidente che l’aria condizionata funziona) e altri utilizzati da lavoratori pendolari con i finestrini abbassati.
Alcuni lavoratori, più che esasperati, hanno lanciato una petizione on-line (#firmapendolare) per protestare energicamente contro queste contrarietà, ritenute, a ragione, del tutto incomprensibili e fuori dal tempo.