Sono trascorsi settantasette anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Eppure, in diverse località italiane, sono ancora giunte recentemente alle competenti autorità non poche segnalazioni di bombe inesplose che hanno messo in allerta i cittadini.
Per fortuna, gli ordigni sono sempre stati disinnescati dagli artificieri con cura e paziente attenzione. Ricordiamo soltanto alcuni rinvenimenti verificatesi negli ultimi mesi: un proiettile da mortaio a Claut in provincia di Pordenone, una bomba priva di sicura in Valcamonica a pochi metri da un sentiero assai battuto, una granata anticarro a Padula in provincia di Salerno, un proiettile d’artiglieria in mare a Bordighera, munizioni varie in un bosco vicino a Gallarate.
Nel luglio di quest’anno è stata la volta di un ordigno americano del secondo conflitto mondiale del peso di ben 500 chili (contenente circa 250 chili di polvere esplosiva), rinvenuto in una secca del Po nelle vicinanze di Borgoforte in provincia di Mantova.
Si è subito messo in funzione un’efficiente meccanismo che ha tra l’altro richiesto, ieri 7 agosto, l’evacuazione per motivi di sicurezza di circa tremila persone, tra Borgoforte e il vicino paese di Motteggiana. Il recupero è scattato di primo mattino con l’impiego del Decimo Reggimento del Genio guastatori di Cremona.
Anzitutto si è proceduto alla rimozione della spoletta con una delicatissima operazione. Poi, con tutte le cautele del caso, la bomba è stata caricata su un camion militare per essere trasferita in una cava di Medole (Mantova) ad una cinquantina di chilometri dal punto di ritrovamento.
In tale cava si è provveduto a scavare una buca di alcuni metri, a riporvi l’ordigno e al successivo brillamento grazie ad un congegno applicato in precedenza alla bomba. Il tutto si è svolto senza alcun intoppo, tanto che i residenti evacuati, non appena partito il carico per Medole, hanno potuto tranquillamente fare ritorno alle loro abitazioni.