La prima donna italiana che sia riuscita a vincere una medaglia d’oro ai Giochi olimpici, nasce a Bologna nel 1916. Subito una curiosità che riguarda il suo nome, assolutamente fuori dal comune. In realtà, viene battezzata Trebisonda perché il padre, innamorato della città turca di Trabzonospor, si impone nel voler dare alla figlia un nome che, tradotto in italiano, potesse ricordargli le bellezze di questa località.
La notevole struttura atletica della ragazza si rivela già a soli tredici anni, quando riesce a mettere in evidenza particolari doti sportive non solo nella corsa, ma anche nel salto. E va detto che l’opinabile gusto del Ventennio, alla ricerca di atleti che potessero confermare la supremazia della razza italica, crea per Ondina Valla il marchio ”dea con il sole nel sorriso”.
Con la sua fisicità, imperniata su rapidità, destrezza e su una spiccata forza muscolare, diventa nel 1930 campionessa nazionale degli 80 metri ad ostacoli e, nello stesso anno, primatista nel salto in alto.
Nel 1932 viene convocata per partecipare ai Giochi olimpici di Los Angeles, ma viene esclusa su pressione del Vaticano che giudica sconveniente la partecipazione di una sedicenne, unica donna tra atleti di sesso maschile. Ma il suo prevedibile giorno di gloria viene solo rimandato, quando Ondina si esibirà nel corso delle Olimpiadi berlinesi del 1936, organizzate da Adolf Hitler per far conoscere al mondo la potenza della sua Germania.
La Valla sceglie la specialità degli 80 metri a ostacoli e nelle semifinali eguaglia il record del mondo pari a 11,6 secondi. Vincerà la finale con il tempo di 11,7 secondi battendo la tedesca Steuer. Peccato per l’altra italiana Claudia Testoni, sempre avversaria di Ondina, che viene classificata quarta dopo il controllo al fotofinish.
Ondina Valla continuerà a mietere successi in Italia e conquisterà sei titoli nazionali sugli 80 a ostacoli, due sui 100 metri, uno sui 60 e cinque nel salto in alto. Ci lascia per sempre, dopo breve malattia, nell’ottobre del 2006, ormai novantenne.