di U. P.
Bella vittoria al Tour de France di Vincenzo Nibali. Una vittoria da grande campione che ha saputo dominare dall’inizio alla fine la corsa francese, un campione completo che sa primeggiare su tutti i percorsi e, se in montagna è davvero incontenibile, resta competitivo anche in pianura e a cronometro come ha dimostrato nella penultima tappa.
L’hanno definito lo squalo ma Nibali, originario di Messina, è un atleta tutt’altro che aggressivo. E’ rispettoso degli avversari, per nulla esibizionista, e nel parlare mostra una sorta di pudore. E’ semplice e composto, signorile staremmo per dire.
E’ un campione che ha saputo soffrire e il suo impegno, davvero generoso e continuo, e i suoi sacrifici gli hanno consentito di ottenere un risultato davvero eccezionale per il ciclismo e per l’Italia. Dopo le delusioni del mondiale di calcio, questa rivincita fa bene al nostro morale.
Fa bene anche ricordare che Nibali ha centrato il tour che gli italiani non vincevano dal 1998 per merito del grande Marco Pantani. E Nibali, possiamo dirlo, ha vinto anche per lui. L’aveva promesso alla madre del “pirata” e andrà a Cesenatico a consegnarle la “maglia gialla”, dopo che lei gli aveva regalato quella indossata dal suo Marco. Nibali era un ragazzino quando Pantani vinceva e il “pirata” era il suo idolo. Gli piaceva scimmiottarlo indossando la famosa bandana ma soprattutto andando forte in bicicletta.
Vincenzo ha un carattere diverso da Marco, ma la classe resta quella di un vero campione. In lui ci piace la modestia, l’eleganza, l’umanità. E’ per questo che lo ringraziamo e gli auguriamo di continuare in questa bella avventura, senza montarsi la testa, ma con la determinazione e la volontà di chi sa che deve contare sulle proprie forze, in modo leale e sportivo, perché i nostri giovani – ma anche noi che giovani non lo siamo più – abbiamo bisogno di esempi positivi. Aveva ragione Brecht: guai al popolo che ha bisogno di eroi, ma guai anche al popolo che non ha modelli, anche sportivi, nei quali possa riconoscersi.