di Carlo Radollovich
All’inizio degli anni Venti, si prospettava la nascita di un genere di negozio praticamente nuovo per i milanesi. Infatti, grazie alla felice e fortunata idea di Edgardo Ercolessi, unitamente alla moglie Elvira, veniva inaugurata in via Torino un’azzeccata attività per la vendita di penne, penne stilografiche, matite e articoli vari relativi alla scrittura.
ll successo di tale attività venne subito supportato dall’alta qualità delle materie prime impiegate e le ottime vendite, presto concretizzatesi, coronarono quasi immediatamente gli sforzi compiuti dai titolari nel controbattere le aziende concorrenti che, con il trascorrere degli anni, si facevano sempre più agguerrite.
Sebbene il mercato si presentasse via via sempre più complesso, la ditta Ercolessi fu in grado non soltanto di far conoscere i propri articoli a migliaia di persone in loco, ma le fu possibile, sempre in centro, di inaugurare un nuovo, fornitissimo negozio in corso Vittorio Emanuele. Purtroppo, una bomba incendiaria distrusse i locali mentre il secondo conflitto mondiale infuriava anche nella nostra città.
Ma Edgardo ed Elvira non si lasciarono prendere dallo sconforto e, poco dopo la fine della guerra, fu loro possibile inaugurare un nuovo negozio, sempre in corso Vittorio Emanuele, attività che la figlia Lucia condusse sino al 2002. Forse alcuni cittadini ricorderanno che, in tale circostanza, diversi quotidiani pubblicarono una toccante lettera della ditta Ercolessi, in cui si ringraziavano i propri clienti per l’affezione dimostrata in tanti anni.
Per la verità, dieci anni prima, era stata aperta una nuova sede Ercolessi in un signorile palazzo storico di corso Magenta, locali raffinatamente ristrutturati da un noto architetto, il quale aveva pure progettato speciali mobili, assai razionali, per allogare i numerosi articoli esposti.
Regina di tali articoli è ancora oggi la penna stilografica che, negli anni, ha subito innumerevoli trasformazioni. Basti pensare che il modello originale, decisamente il più elegante, ma anche il più caro, era costituito da una luccicante penna laminata d’oro. Negli anni Venti, per chi ovviamente poteva permetterselo, rappresentava una vera chicca degna di nota.