di Carlo Radollovich
La denominazione di questo corso d’acqua, reso navigabile nel 1471, trae origine dal contado che lo stesso attraversava, ossia il territorio che, da Trezzo sull’Adda, Gessate e Cernusco, si estendeva in pratica sino alle porte di Milano. Nel suo nome è evidente il riferimento alla “Gens Martecia”, una popolazione che si era stabilita tra Trezzo, Vaprio e le località attorno a Melzo ancora prima dell’anno Mille.
Il primo progetto relativo alla Martesana, voluto da Francesco Sforza con molta convinzione, riguardava anzitutto l’irrigazione dei campi nonché la possibilità di poter disporre della necessaria forza motrice per consentire il funzionamento dei numerosi mulini presenti. Ma al tempo degli Sforza rappresentava anche il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia e costituiva per l’epoca una difesa assai valida.
A partire dal ‘600 furono costruite sulle sue rive meravigliose ville patrizie, principalmente destinate alla vacanza estiva dei nobili milanesi.
Soltanto dopo il 1800 venne istituito un regolare trasporto via acqua dei passeggeri mediante apposite barche battezzate dai nostri vecchi concittadini “Barchett de Vaver”” (barche di Vaprio). Nella seconda metà del 1800 il sistema del trasporto fluviale iniziò qui a decadere, sia per la lentezza dei viaggi sia per la forte concorrenza esercitata dalla ferrovia. Tuttavia, gli ingombranti barconi e i cosiddetti “barcelli” continuarono a trasportare merce non pregiata (vedi sabbia, ghiaia e altro materiale a basso costo) sino agli Anni Sessanta del secolo scorso.
Ora un breve sguardo al tratto terminale di questo Naviglio. Entra dapprima nel quartiere milanese di Crescenzago, supera il Lambro all’altezza di via Idro e termina il suo corso all’aperto in prossimità della Cassina de’ Pomm. Qualche vecchio concittadino ricorderà che, nella vicina via Melchiorre Gioia, la Martesana scorreva sotto il “Ponte del Pan Fiss”, un ponte dedicato a quei milanesi che usufruivano di un posto fisso di lavoro e perciò di un salario garantito a fine mese. In effetti, poco distante esisteva la fabbrica di candele Branca (oggi demolita) presso la quale lavoravano numerosi operai.