di Carlo Radollovich
Un erborista laziale, tempo fa, mentre stava eseguendo privatamente alcune opere di muratura a Rocca di Cave (Roma), si imbatté in uno strano sasso.
Si trattava di una curiosa pietra che decise di non buttare, ma di conservare a casa sua. Un amico, con evidenti e ottime cognizioni di paleontologia, gli suggerì di spedire le foto di quel reperto a un noto paleontologo milanese del Museo di Storia Naturale, affinché potesse esprimere un primo giudizio sulle stesse.
Dopo le foto, ecco la sorpresa, a seguito degli studi effettuati a Milano direttamente sul materiale rinvenuto nel Lazio: quel sasso contiene una vertebra caudale e due piccole ossa risalenti a circa centodieci milioni di anni fa, appartenenti ad un dinosauro del gruppo Titanosauri, evidentemente migrato dall’Africa. Ciò dimostra chiaramente che la nostra penisola non era affatto totalmente sommersa dal mare, ma esistevano tratti di territorio in parte asciutto che consentivano il passaggio di animali verso l’Europa e forse anche verso l’Asia.
Ritornando al nostro dinosauro, si è potuto ricostruire, grazie alla vertebra caudale rinvenuta, una sorta di identikit di questo erbivoro, dal collo e dalla coda di dimensioni notevoli. Si tratta di un animale che non aveva raggiunto la piena maturità fisica (si pensi che i Titanosauri erano i più grandi animali vissuti sulla terra), lungo sei metri circa, con un peso che si aggirava sugli ottocento chili. Finora, in Italia, non si erano mai rinvenuti resti fossili di dinosauri erbivori e si ritiene che la carcassa del dinosauro, esaminato e “ricostruito” a Milano, possa essere stata disgregata per effetto delle onde marine.
Con questo ritrovamento (battezzato “Tito”), sono in totale cinque i rinvenimenti avvenuti in Italia, alcuni dei quali studiati con successo presso il Museo di Storia Naturale della nostra città.