lunedì, Novembre 18, 2024
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Museo di Mendrisio: Sergio Emery e Miky Tallone

Il Museo di Mendrisio riapre i battenti e fino al 4 luglio 2021 proporrà la mostra, curata da Simone Soldini e Barbara Paltenghi Malacrida, di due artisti ticinesi: Sergio Emery e Miki Tallone.

Un collegamento artistico che, al di là delle differenze espressive e tecniche,  ha parecchi punti di contatto, se non altro nella tensione verso una ricerca concettuale e interpretativa, scabra, diretta, attenta agli spazi e ai vuoti come segnali di una solitudine interiore non sempre facile da colmare.

Emery fa parte della storia del Novecento (1928- 2003), e la Tallone, contemporanea, sviluppa le sue installazioni, reinterpretando gli spazi che occupa, senza mai dimenticarsi la loro funzione storica.

Il primo è uno degli esponenti di quella avanguardia ticinese che ha saputo cogliere dai movimenti del Novecento, futurismo, astrattismo, dadaismo, l’ansia di rinnovamento continuo, il bisogno di rimettere costantemente in discussione il proprio lavoro, la propria ricerca tra gesto pittorico, scelte dei materiali e pensiero creativo, in ogni forma possibile, dai dipinti di grandi dimensioni a quelli più piccoli, ai disegni, all’utilizzo di materiali di riciclo.

Quelle di Emery sono opere tarde che si riferiscono ai suoi ultimi vent’anni di vita. Ecco i titoli: le ‘Bambole’, i ‘Vegetali’, i ‘Viadotti’ e gli ‘Interni con tavola’, i ‘Legni’, le ‘Ferite’, le ‘Cadute’, le ‘Acque’, le ‘Terre’,  i ‘Cactus’, le ‘Risaie’. Un ritorno alla pittura voluto fortemente, dopo che per un certo periodo aveva abbandonato questa sua passione. In tarda età, l’artista ritrova il gusto della creatività, attraverso la pittura e la manipolazione dei materiali.

Tutte le sue esperienze passate vengono metabolizzate, quello che conta per lui è ricercare, pur nella diversità dei soggetti, un comune denominatore, che sia la luce o lo spazio, tutto sotto il segno rapido, incisivo, e la spinta incoercibile della sua innata curiosità, del suo gusto della sperimentazione, che interviene sulle forme, talora anche alterandole.

Emery – Legni – foto Spinelli

Simone Soldini, duratore del Museo, riflette sul lavoro di Emery: «La dinamicità è un aspetto fondamentale della sua opera, ma questa dinamicità viene controllata e incanalata sia dalla sua perizia, sia dalla sua sensibilità: la sua parrebbe una pittura di getto, istintiva, e invece lui stesso dice che ogni elemento è frutto di un ragionamento, cosa che si percepisce soprattutto andando da ciclo in ciclo».

In sostanza, Emery cerca negli spazi, apprezzati spesso come a volo d’uccello, il respiro che li fa vivere, cogliendone riflessi, ombrature con prevalenza del nero, che riesce a coagulare in immagini quasi metaforiche, oniriche.

E il sogno entra a pié pari nel gioco creativo di Sergio Emery. Lo dice lui stesso quanto siano importanti i sogni. Persino il ricordo-sogno di un aereo americano atterrato in emergenza durante l’ultima guerra verso Magadino, suscita in lui incredibili immagini che evocano la straordinarietà di un avvenimento, capace di diventare epico in un quotidiano senza speranza. Nei lavori di Emery non si può non notare, infatti, un’atmosfera di pensosa riflessione che per poco non diventa pessimismo perché animata da uno spirito vitale che sembra non venire mai meno, anche nei momenti più difficili.

Emery – Nel settembre del 43 – Foto Spinelli

Miki Tallone, artista contemporanea, ha realizzato due opere site specific, nel chiostro (il lavoro è intitolato Ex) e nel salone al primo piano. All’esterno, la Tallone cerca l’impossibile: tagliare lo spazio, con una linea retta che va verso l’infinito e una curva che la incrocia, attraverso l’istallazione di due tubolari, che creano in chi entra e cammina nel chiostro, un movimento che si modifica a ogni passo, cambiando la prospettiva e producendo un contemporaneo senso di vuoto.

I tubolari possono richiamare getti d’acqua di una fontana. Una fontana di metallo che si riflette nel terzo elemento, l’ombelico, che è una pianella di ottone con dodici tagli, simili ai numeri romani di quelli del quadrante dell’orologio in alto sulla parete del chiostro. Ma non calcolano le ore, in esse confluiscono immaginarie acque che sono però come il tempo, scorrono, senza fermarsi, inghiottite dalla terra, come noi uomini.

Tallone – Demo – Foto Filippini

Grande effetto scenografico crea la suggestiva installazione al primo piano. Una tavola imbandita come in un refettorio che nel passato davvero potrebbe aver visto riuniti i frati che abitavano il convento. L’atmosfera è ricostruita con semplici oggetti (piatti trasparenti e tovaglioli inamidati) e crea sensazioni  forti, grazie al bianco che predomina e abbacina. Come nella mensa imbandita per un immaginario pranzo che richiama ultraterreni eterei banchetti più che drammatiche ultime cene.

L’operazione di Miki Tallone riesce perché è in grado di suscitare in chi vi entra in contatto il fascino discreto e ambiguo dell’immaginario che il luogo, con le sue strutture architettoniche e la sua mai smarrita sacralità,  sa creare.

Un catalogo è stato realizzato per presentare i due artisti. Per Sergio Emery con il contributo di Sergio Soldini e del figlio dell’artista, Nicola, filosofo; per Miki Tallone, con la cura di Barbara Paltenghi Malacrida.

Museo di Mendrisio:  Piazzetta dei Serviti. Orari ma-ve: 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00; sa-do e festivi: 10.00 – 18.00; lunedì chiuso, tranne festivi.; Entrata Intero chf/euro 10.

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