di Carlo Radollovich
Già all’inizio del suo governatorato (1546), Don Ferrante osservava che le vecchie mura urbane, costruite circa duecento anni prima dal Signore di Milano Azzone Visconti (1302 – 1339), si presentavano del tutto inadeguate.
Esse seguivano la linea del corso d’acqua denominato Redefossi e la difesa cittadina, imperniata su un semplice fossato e un terrapieno decisamente modesto, non poteva che assicurare ben poca cosa in tema di protezione da assalti nemici. Ma si trattava pur sempre di un “modello” da non sottovalutare e Don Ferrante ne approfittò per erigere, quasi accanto, mura assai consistenti, arrivate sino ai giorni nostri seppure in minima parte. Alcuni resti, tra gli altri, sono attualmente visibili in piazza Medaglie d’Oro e in viale Vittorio Veneto.
L’intero complesso venne terminato in quattordici anni circa, dal 1548 al 1562, grazie all’abile progettista e architetto Domenico Giunti da Prato (1505 – 1560) nonché all’attenta e relativamente rapida esecuzione dei lavori, diretti da Giovanni Maria Olgiati, spentosi tuttavia cinque anni prima del termine dell’opera.
La struttura si presentava assai solida e ben concepita sia sotto il profilo militare (perché sicuramente resistente alle più robuste cannonate nemiche), sia sotto l’aspetto urbanistico, poiché costituiva un’ampia fascia di respiro attorno all’intera cerchia dei navigli.
Nei pressi delle undici porte realizzate, con la sola esclusione di Porta Volta, si formavano veri e propri “Borghi” (vedi ad esempio il borgo delle Grazie e il Borgo San Celso). Inoltre, tra le vecchia mura e quelle nuove, si erano creati diversi spazi suburbani, con la possibilità di erigere qui case e palazzi, sicuri di essere ben difesi dagli imponenti bastioni.
Alle sei porte storiche e cioè Comasina, Orientale, Nuova, Romana, Ticinese e Vercellina, se ne aggiunsero altre cinque: Tosa, Ludovica, Vigentina, Portello e Tenaglia. Le ultime due fungevano in pratica da punto di raccordo tra le mura della città e quelle esterne del Castello.
L’ampio tracciato delle mura spagnole è ancora oggi ben distinguibile e raffigura il confine tra le costruzioni erette in città nel XIX secolo e quelle nate nel XX. Per semplificare: esternamente a tale tracciato esiste la cosiddetta circonvallazione tranviaria, mentre all’interno sono ubicate le maggiori strade su cui transita l’intenso traffico automobilistico (vedi via Beatrice d’Este, Caldara, Bianca Maria, Maino).