di Carlo Radollovich
Il Comune di Milano, evidentemente in sofferenza per quanto riguarda la tempestività nel notificare le ammende, ha tentato di giustificare la propria posizione relativa ai ritardi verificatisi (cioè oltre il limite consentito dei 90 giorni) asserendo che il termine dei tre mesi scatta soltanto nel momento in cui gli agenti sono in grado di visualizzare e di seguire le diverse pratiche in sospeso.
Ma la Cassazione ha smentito il Comune, dichiarando che lo stesso non ha gestito correttamente l’emissione di un certo numero di notifiche e riaffermando nella sostanza che il termine dei 90 giorni non può essere sforato.
Un esempio pratico: se una contravvenzione è stata comminata il 5 gennaio 2018, il Comune ha l’obbligo di emettere la notifica entro il 5 aprile 2018. Ovviamente, non possono essere accampate scuse per un differimento, a meno che sussistano difficoltà nell’individuare l’automobilista, sia perché sono stati effettuati nel frattempo cambi di residenza, sia per quanto concerne altri specifici e fondati impedimenti. Quando invece l’abbinamento tra la targa del veicolo e il nome del guidatore non crea alcun problema, l’accertamento va effettuato entro i termini previsti dalla legge.
Ma come è possibile che, presso i nostri vigili di piazza Beccaria, si siano accumulate ammende tanto numerose da non poter effettuare con puntualità le necessarie verbalizzazioni entro i termini consentiti ?
I ritardi potrebbero essere iniziati quattro anni fa, quando si era provveduto ad installare in città ben sette autovelox, i quali iniziavano a emettere centinaia e centinaia di foto, ossia di multe. Il personale addetto non era evidentemente in grado di seguire le numerose pratiche assommatesi con la necessaria tempestività, cosicché, in diversi casi, gli accertamenti venivano emessi non il linea con la sentenza che la Cassazione ha depositato l’altro ieri, 21 marzo. In sostanza, non è possibile notificare multe oltre i 90 giorni.