di Carlo Radollovich
Le macerie accumulatesi in Milano a seguito del secondo conflitto mondiale, cominciavano ad essere posizionate con una certa lentezza, anche a causa dei limitati mezzi di trasporto a disposizione (vedi camion, furgoni, autocarri decisamente sgangherati). Si cominciò ad eliminare questi detriti in alcuni terreni distanti dal centro cittadino e, dopo aver colmato alcune cave periferiche, venne finalmente deciso di aprire una discarica, tra il quartiere di San Siro e il Lido, nell’autunno del 1945.
Ma tale deposito, interamente costituito da quanto rimaneva di numerose case, a seguito degli sventramenti tragicamente patiti, si esaurì ben presto. Si dovette pensare con una certa urgenza ad uno spazio molto più ampio e fu così che venne preso in considerazione una distesa di terreni incolti, a lato di un quartiere situato a nord della città (il ben noto QT8), la cui costruzione era nata nel 1946 per ospitare, tra gli altri, persone sfollate che richiedevano una pronta sistemazione.
Si iniziò a trasportarvi con regolarità ogni brandello di materiale edile e, già nel corso del 1948, tanti ricordi di lutti e di tragicità riuscivano a raggiungere l’altezza di alcune decine di metri, a cui si aggiunse posticipatamene il “frutto” degli scavi della prima linea della metropolitana. A questa collina, sin dal 1948, si appassionò l’architetto Piero Bottoni, già delegato ai Congressi Internazionali di Architettura Moderna e assistente di Giovanni Muzio al Politecnico di Milano, che la battezzò con grande soddisfazione personale “Stella” ossia il nome della moglie.
Nel 1952 il “Monte Stella” aveva raggiunto un’altezza di quaranta metri, giungendo successivamente agli attuali cinquantadue, occupando una superficie pari a 40mila metri quadrati. L’opera venne completata con un deciso rimboschimento ricorrendo quasi esclusivamente ad esemplari di flora padana.
Gli attuali frequentatori del “Monte Stella”, generalmente podisti dilettanti ma anche ciclisti, si inerpicano con determinazione sulla comoda striscia d’asfalto che porta in vetta e ignorano probabilmente che, sotto di loro, si colloca la storia più recente della nostra città.