sabato, Novembre 23, 2024
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QUASI UN MITO: LA FONDAZIONE PIRELLI

di Carlo Radollovich

Situata nel caratteristico viale Piero e Alberto Pirelli (ingresso da viale Sarca 222) in un mini palazzo degli anni Trenta, uno delle ultime testimonianze dell’architettura industriale, ecco apparire la conosciutissima Fondazione Pirelli, la quale, nel suo archivio storico, ospita qualcosa come 3,5 chilometri di documenti. Definirli tesori artistici è forse un po’ riduttivo considerata la loro alta particolarità e soprattutto l’indubbio valore.

Hanno collaborato con la società Pirelli (in vita dal 1872) molti artisti, intellettuali e fotografi affermatisi a livello internazionale. Ad esempio, si conservano pregevoli scatti di Fulvio Roiter (1926 – 2016), apprezzato anche per le delicatissime immagini che riproducevano diversi angoli della sua Venezia, Arno Hammacher, vivente, olandese di nascita, ma milanese d’adozione, per aver trascorso quarantasei anni della sua vita nella nostra città in qualità di abile fotografo e grafico pubblicitario di fama internazionale, Gabriele Basilico (1944- 2013), noto architetto e instancabile fotografo per essersi dedicato, tra l’altro, alle numerose trasformazioni succedutesi in diverse città.

E si conservano pure diverse centinaia di bozzetti pubblicitari realizzati da celebri designer come Bob Noorda, Armando Testa e Alessandro Mendini. Si notano anche rare pellicole girate da Luca Comerio, pioniere dell’industria cinematografica italiana, ma anche ardimentoso fotografo, tanto da documentare con molto coraggio i moti milanesi del 1898. Collaborarono con Pirelli anche i fratelli Gino e Roberto Gavioli, registi e antesignani dell’animazione italiana.

Coloro che si apprestassero a varcare la soglia della Fondazione, sarebbero sorpresi nel leggere, a caratteri cubitali, le seguenti parole in dialetto milanese: “Adess ghe capissarem on quaicoss, andemm a guardagh denter” (adesso ci capiremo qualcosa, andiamo a guardarci dentro). Questa citazione intende rifarsi ad uno dei concreti motti pronunciati dall’ingegner Luigi Emanueli, assunto in Pirelli nel 1907, considerato il padre dell’elettrotecnica moderna.

Ma quali altri materiali è possibile visitare presso la Fondazione? Ad esempio, la biblioteca tecnico-scientifica di oltre 16 mila volumi nonché periodici, rotocalchi e pubblicazioni periodiche. Va segnalato che la Sovrintendenza Archivistica, nel 1972, ha ufficializzato lo specifico interesse storico dell’archivio Pirelli, ponendolo sotto la propria tutela.

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