Carolina Francesca Mignone, in arte Milly, nasce ad Alessandria nel 1905 e, all’età di soli cinque anni, la piccola viene lasciata sola con due fratellini, poiché il padre abbandona la moglie.
Diventata cantante giovanissima, è già in grado di formare un trio al teatro Fiandra di Torino unitamente alla sorella Mity, ballerina, e al fratello Totò, musicista. Dopo aver ottenuto qui un discreto successo, si cimenta da sola, come cantante, al Trianon e al Carignano in impegnativi spettacoli, che la incoroneranno presto ”reginetta” del teatro leggero.
E’ probabile che il suo lancio sia stato favorito dal regista Mario Mattoli, che nel frattempo sposa la sorella di lei, Mity. Nei primi anni Trenta, Milly è particolarmente attiva come donna di teatro e recita con i De Filippo. Poi farà parte della compagnia Schwarz, che metterà in scena il ”Cavallino bianco” e otterrà applausi a non finire.
Ma Milly conquista il ruolo di autentica soubrette a Milano, nella compagnia Za Bum. Lei sa come riscaldare il cuore della platea, non tanto per la sua vistosa bellezza quanto per un particolare fascino, reale e istintivo, che contraddistingue la sua presenza in scena.
Corteggiata da personaggi di spicco, tra cui artisti e uomini di cultura, sembra fare breccia anche nel cuore del principe Umberto di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele III. Ma pare che il re non sia d’accordo e la storia non avrà alcun seguito. Forse turbata, Milly decide, in piena autonomia, di partire per gli Stati Uniti, ove si intrattiene per parecchi anni. Si dice che si sia innamorata di un americano di altissimo livello.
Prenderà addirittura la cittadinanza statunitense, ma la nostalgia per l’Italia finirà per prendere il sopravvento. Alla fine degli anni Quaranta rientra nel nostro Paese. Rimane non impegnata per qualche mese finché Remigio Paone la scrittura per la rivista ”Quo vadis ?”.
Ma arriviamo al 1955, quando il Piccolo di Milano decide di mettere in programma una grande piece e cioè ”L’opera da tre soldi” di Bertold Brecht. Per la parte di Jenny viene scelta, tra i diversi candidati, la dotatissima Milly, grazie anche all’intervento del direttore Paolo Grassi su Giorgio Strehler.
Il trionfo avvolge Milly, grazie anche al suo particolare recitativo e alla voce alquanto roca, ma decisamente calda e ricca di fascino. Lo scrittore Roberto De Monticelli la definisce semplicemente ”voce notturna”. Lei, padrona della propria femminilità, esalta i traguardi (pochi) nel frattempo raggiunti dalla donna e forse spicca un deciso volo sopra quel grande mistero del mai risolto rapporto fra i sessi.
Si muove sempre tra le pieghe di un cabaret assai colto, dal quale provvede a staccare con precisione inutili fronzoli e rimane costantemente al centro di pregevoli spettacoli. Ricordiamo ”Milanin Milanon” del 1962 con Enzo Jannacci e Tino Carraro. Poi partecipa al varietà Rai ”Studio Uno” e interpreta complessivamente una decina di film. Ricordiamo soltanto ”Dolci inganni” di Alberto Lattuada e ”Il confirmista” di Bernardo Bertolucci.
Ormai diventata milanese d’adozione, riceve la medaglia d’oro di benemerenza civica da parte del sindaco Aldo Aniasi nel 1972. Attorniata dai suoi familiari più stretti, si spegne nel paesino di Nepi, in provincia di Viterbo, nel settembre del 1980.