di Carlo Radollovich
Una prima panoramica sulla città e relativo contado, la troviamo affrescata con precisione in un libro di Frà Bonvesin de la Riva (1240-1315), scritto in latino e comprendente otto capitoli, dal titolo “De magnalibus urbis Mediolani”.
Il testo manoscritto, datato 1288, è essenzialmente dedicato all’elogio della nostra città e costituisce un prezioso scrigno di notizie: contemporaneamente rappresenta una sorta di panegirico sulla modernità e la bellezza di Milano, organizzata a suo dire nel migliore dei modi. Si poteva contare, tra l’altro, sulla presenza di 2000 negozianti (bottegai e mercanti), 440 macellai, 120 chirurghi, 70 maestri elementari, ben 1500 notai e 150 albergatori.
Milano assisteva, nel 1288, al secondo decennio della signoria viscontea e stava finalmente godendosi anni di pace dopo numerose lotte fra diverse fazioni. Ma le fazioni, per la conquista del potere definitivo, si erano ridotte in sostanza a due: Visconti e Torriani. I Visconti (vedi stemma in foto) ebbero la meglio dopo la vittoria conseguita a Desio nel gennaio 1277 e il conseguente ingresso trionfale in città dell’arcivescovo Ottone Visconti, che diede inizio al dominio visconteo per una durata complessiva di centosettanta anni.
Il potere dei Visconti consisteva, tra l’altro, nella cattedra episcopale affidata ad Ottone e nella carica di Capitano del Popolo al suo pronipote Matteo. L’atmosfera che si respirava in città, secondo le annotazioni pervenuteci da Frà Bonvesin de la Riva, era più che soddisfacente: acque limpide, terre fertili che producevano un gran numero di derrate alimentari, pesca abbondante nei fiumi che attraversavano il contado, numerosi gamberi catturati nei ruscelli. Inoltre, attingendo notizie dai registri comunali, il nostro frate enumerava le torri e i campanili di recente costruzione, le chiese, i monasteri, i portici coperti, gli ospedali, nonché i carichi di grano e di ogni mercanzia che entravano a Milano. Le abbazie cistercensi di Morimondo e Chiaravalle contribuirono all’ottimale sistemazione idraulica del territorio milanese e promossero la fondazione delle cosiddette “grange”, ossia aziende agricole modello.
Ecco ora il numero di abitanti, sempre nel 1288. 200mila nella sola città, distribuiti fra 115 parrocchie che raggruppavano, ognuna, circa cinquecento famiglie. Sommando la popolazione residente nel contado, si raggiungevano complessivamente 700mila persone.
Considerati gli anni di pace a cui accennavamo, Bonvesin auspicava addirittura che “la corte papale e le prerogative connesse fossero trasferite da Roma a Milano”.