di Antonio Barbalinardo
La notizia della cessione del club calcistico Milan A. C. alla cordata finanziaria cinese, ha occupato, nei giorni scorsi, le cronache nell’ambito sportivo, finanziario e in ogni settore.
A fine maggio scorso, l’altra storica squadra calcistica milanese, la F.C. Internazionale, più conosciuta come Inter, era stata ceduta ad altri imprenditori cinesi.
Oggi, entrambe le blasonate squadre calcistiche milanesi sono in mano ai cinesi, il prossimo derby della madonnina come lo chiameremo? Senz’altro non c’è niente di particolare se operatori finanziari stranieri svolgono business in Italia, è la legge del mercato libero.
La cessione del Milan, non è solo un’operazione finanziaria di soli operatori cinesi, ma in questo caso, sembra che ci sia anche un fondo di stato di Pechino.
Da non sportivo mi viene spontaneo pensare che, se le più blasonate squadre calcistiche italiane, alle quali potrebbero aggiungersene altre, sono passate in mano a imprenditori finanziari cinesi, potranno influenzare il potere calcistico dettando leggi e regole nel settore.
A parte questo, molti sono gli investimenti nel territorio nella città di Milano che si sono svolti recentemente da parte di imprenditori e finanziarie straniere.
Nel nuovo Quartiere di Porta Volta, il terziario in particolare è in mano già da qualche anno agli imprenditori del Qatar degli Emirati Arabi. Pertanto non c’è da meravigliarsi più di tanto se si scoprono sempre più investimenti di alta finanza da parte d’imprenditori stranieri a Milano e in Italia. Questo è l’effetto della globalizzazione economica, è il risultato del libero scambio commerciale e finanziario.
Facevo una riflessione già qualche settimana fa quando mi è capitato di vedere in piazzale Accursio un signore di origini cinesi che ai bordi della strada stava lavorando su un secco tronco d’albero con delle radici e proprio quella mattina leggevo delle trattative incorso da parte di cinesi all’acquisto del Milan. La visione così di un modesto cittadino cinese che lavorava per terra, da una parte e leggere dell’espandersi dell’alta finanza cinese a Milano dall’altra parte, il tutto era di un paradossale contrasto.
Comunque la curiosità mi portò a osservarlo e fargli delle domande, quello strano artista cinese mi riferì che faceva quel lavoro per guadagnare qualcosa in più; lui lavorava in un ristorante di connazionali e nel tempo libero andava per le strade di campagna o vicino ai fiumi a raccogliere tronchi particolari e li lavorava facendoli diventare delle fioriere che vendeva agli stessi connazionali, proprietari di ristoranti. Sono rimasto lì a osservare come lavorava, nel frattempo mi ha detto che era in Italia da quasi dieci anni, abitava nel nostro quartiere, e sin da giovane gli piaceva modellare i tronchi delle piante.
Perché ho voluto riferire del signor Hai Liù (nome di fantasia)? Perché la mia riflessione mi porta a pensare di come e di quanto sta cambiando il paese Cina e la comunità cinese a Milano, una comunità dove i primi cinesi sono arrivati intorno agli inizi del secolo scorso.
La comunità cinese, si è sviluppata tra il Municipio 1 e il Municipio 8, nel territorio del centro città, verso il cimitero Monumentale nelle vie Bramante, Canonica, Giannone, Sarpi e vie limitrofe da farle definire così la Chinatown milanese.
Ricordo le molte Commissioni istruttorie di lavoro svolte all’interno dell’allora Consiglio Circoscrizionale 8, nell’affrontare le diverse problematiche che i cittadini ci segnalavano.
Non mancavano tensioni tra i residenti, i commercianti cinesi e quelli italiani, ma in Consiglio di Zona si è sempre lavorato per costruire un dialogo e un rapporto collaborativo per cercare di individuare e indicare alcune regole, soprattutto per la gestione del carico e scarico delle merci, perché il movimento di automezzi creava notevoli disagi sul traffico e anche agli stessi mezzi pubblici.
La comunità cinese nel corso degli anni, anche grazie al cambio delle seconde e terze generazioni, più aperte al confronto e al dialogo, ha costruito un percorso di miglior convivenza così anche con il supporto dell’associazionismo è stato portato avanti una maggiore collaborazione da far sì che negli ultimi anni in occasione dell’annuale celebrazione del capodanno cinese, insieme hanno organizzato diverse iniziative e manifestazioni pubbliche anche con la collaborazione delle stesse Istituzioni in particolare delle Circoscrizioni.
È opportuno ricordare che questo percorso di dialogo di oggi, è stato avviato già agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso dall’allora Senatore Vittorino Colombo che aveva fondato l’Istituto Italia – Cina, un istituto che non aveva rapporti ufficiali con la Cina, ma cercava di avere un rapporto di dialogo culturale prima che economico.
In questa riflessione vorrei ritornare al signor Hai Liù, lui rappresenta uno dei tanti cittadini cinesi che oggi vivono a Milano, lui pur trasferendosi dal suo Paese, in Italia non ha forse cambiato di molto la sua condizione sociale ed economica, senz’altro svolge una sua vita modesta e laboriosa. Invece vediamo spesso altri connazionali nelle vie cittadine e in piazza Duomo sfoggiare nei loro sontuosi matrimoni con le limousine. Inoltre sempre di più dalla Cina, i nuovi magnati cinesi conquistano ancor di più il mercato essendo diventati una grande potenza nell’economia mondiale. Sarebbe comunque interessante conoscere come vivono realmente lì in Cina i cittadini cinesi, se hanno tutti dei benefici da questa loro grande crescita economica.