di Carlo Radollovich
Milano, in talune circostanze, non ha saputo preservare quella ricca eredità di memorie accumulatesi nei secoli.
Un primo esempio ? Quando la città dovette varare ampie arterie per dare sfogo al proprio traffico sempre più crescente, non esitò a ricoprire quei canali, ossia i navigli, che la cingevano con una nota quasi pittorica. Scavati, per motivi in pratica solo difensivi, attorno al 1150 e resi navigabili trecento anni più tardi, consentivano a imbarcazioni pure modeste di scendere dalle pendici delle Alpi sino a Milano per poi proseguire, grazie ad altre vie d’acqua, sino a Venezia. Come noto, si arrivò poi a migliorare la navigabilità grazie al genio idraulico, e non solo, di Leonardo da Vinci che, per merito delle chiuse, riuscì a vincere il dislivello delle acque.
Ebbene, in pochi mesi, tra il 1929 e il 1930, con un costo sostenuto pari a 27 milioni di lire, i navigli vennero ricoperti, cancellando purtroppo aspetti caratteristici e romantici della Milano antica. Oggi, alcune proposte vorrebbero riportare alla luce questi storici corsi d’acqua. Esisterebbe un piano, di recente elaborato, per poterli riaprire. Si rincorrono voci secondo le quali l’inizio dei lavori potrebbe essere fissato addirittura nel 2016.
Resta per ora l’amara constatazione che i navigli sparirono troppo velocemente, nel secolo scorso, dagli occhi dei milanesi.
Ma anche la magnifica cintura di bastioni che Don Ferrante Gonzaga, governatore di Milano in nome di Filippo II, fece erigere nel 1550 (non proprio per ragioni difensive, ma, come i più maliziosi affermavano, per lucrare sulla fornitura dei vari appalti), venne inesorabilmente abbattuta per favorire lo sviluppo edile. Peccato. Costituiva l’unica passeggiata sopraelevata sulla grigia pianura circostante e in molti si chiedevano: non si sarebbe potuto lasciarla parzialmente in vita, seppure con una sopravvivenza di qualche centinaio di metri ?
E nel 1875, affinché Guglielmo I di Germania, in visita ufficiale a Milano, non si imbattesse in un grosso isolato di vecchia data, sorto nel Settecento nell’attuale perimetro di piazza Duomo (il famoso rione “Rebecchino”), che forse turbava con la sua aria decrepita la visione della modernissima Galleria Vittorio Emanuele, venne purtroppo demolito nel giro di pochissimi giorni.
Milano cancellava diverse orme di antichità in nome del progresso e forse eccedeva con la sua notevole spinta, tesa purtroppo a “radere al suolo” memorie storiche che almeno in parte si sarebbero potute salvare.