di Carlo Radollovich
Dopo una certa, reiterata corsa dei milanesi ad abbandonare la città (stanchi nei decenni scorsi di spazi ristretti e desiderosi di essere circondati da molto più verde), si crede ora verosimilmente in un’inversione di tendenza già a partire dai prossimi anni.
I cittadini immigrati saranno sempre più numerosi, è vero, ma è il concetto di periferia che già oggi si sta modificando. In effetti, strade che sono attualmente considerate al di fuori del centro in senso stretto, stanno assumendo forme non più contraddistinte dalla definizione “hinterland”. Per contro, è probabile che i quartieri relativi al Gallaratese e alla Barona si spopoleranno progressivamente, mentre le zone Affori, Garibaldi e Isola (decisamente le più “in”) accoglieranno persone in maggior numero rispetto ad oggi.
Insomma, non esisterà più una città con la collocazione di un centro e le fabbriche in periferia, ma apparirà con un volto più razionale e più consolidato rispetto al passato.
Contemporaneamente, Milano si identificherà con uno specifico ruolo, ossia quello della grande metropoli, e diventerà occasione per maggiori opportunità, con più ampi spazi dedicati ai giovani. Si ritiene inoltre che diventerà capitale dei diritti e delle integrazioni, capace di mettere a frutto le energie più intelligenti.
Si tratta soltanto di auspici? Forse no. Crediamo nella concretezza dei nostri concittadini, nella loro buona volontà, nel senso del dovere e soprattutto del lavoro da sempre espressi, nonché nelle loro fattive iniziative.