La futura stilista, apprezzata da molti, nata Maria Carmen Nutrizio, vede la luce a Trau’ (oggi cittadina croata situata nella Dalmazia centrale) nel 1916. Si trasferisce presto con i genitori a Trieste e qui studia con impegno. Terminate le medie superiori si sposa con un commerciante facoltoso, Aurelio Schoen.
I due li troviamo a Milano non appena terminato il secondo conflitto mondiale. Ma pochi anni dopo Aurelio dilapida le proprie ricchezze e Mila si separa da lui chiedendo il divorzio. Lei ritorna povera, ma con una gran voglia di mettersi in mostra, tanto che alla fine degli anni Cinquanta riesce a entrare nel mondo della moda.
A trentacinque anni, con il figlio Giorgio ancora adolescente, crea un piccolo laboratorio di sartoria e si rifà nella circostanza ai modelli di grandi stilisti come Dior e Chanel. Darà poi vita all’atelier di via San Pietro all’Orto e, nel 1966, nasce la sua prima boutique di via Bigli, precisamente in quel noto Palazzo Taverna che era stato abitato ai primi dell’Ottocento dal grande poeta dialettale Carlo Porta.
Proprio in quell’anno, Mila viene premiata dal mondo della moda con un Oscar e cioè il “Neimann Marcus Award”. Giunta a questo punto, anche il suo successo negli Stati Uniti sta per compiersi e si conquista il titolo di primadonna della moda italiana.
Le sue camicie oltremodo candide, i suoi tailleur, i suoi abiti da sera incrostati di “jais” (ossia pietre dure ornamentali) diventano quasi irrinunciabili, soprattutto per le signore che fanno parte del jet set milanese.
Nino Nutrizio, direttore del quotidiano La Notte, anche lui nato a Trau’, non ama nascondersi e in diverse circostanze desidera esternare: “Sono il fratello di Mila Schoen”. Le clienti della stilista sono decisamente illustri: da Farah Diba a Ira Fuerstenberg, dalle sorelle Radziwill a Jacqueline Kennedy.
Nel 1985, a Venezia, le viene consegnato uno speciale Leone d’Oro per la moda e successivamente confessa, in occasione di un’intervista, che giungerà quanto prima il momento di pensare finalmente a se’ stessa. E nel 1993, quando il marchio viene ceduto al colosso giapponese Itochu, la sua vita cambia.
Infatti, riesce a prendersi il tempo da dedicare a qualche mostra, alle partite di bridge, al parrucchiere e addirittura ai lavori con l’uncinetto. Dichiarerà di non essersi mai sposata perché il lavoro assorbiva tutte le sue energie. Ama in ogni caso la sua libertà, senza tuttavia rinunciare alla propria vita sentimentale.
Si ammala nel 2008 e si spegne nello stesso anno, sotto il peso dell’età (92), nella cittadina di Quargnento in provincia di Alessandria.