sabato, Novembre 23, 2024
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Menopausa, ogni donna la vive in modo diverso

di Stefania Bortolotti

Da oggi per tutte una nuova Terapia Ormonale senza progestinico
Le “rassegnate” la tollerano, le “serene” la vivono con tranquillità, ma le “eterne ragazze” e le “performanti” si attivano per trovare soluzioni. Tante sono le donne quanti i modi di vivere la menopausa. Il percorso è comune a tutte: quello che cambia sono i vissuti, la velocità con cui si arriva al trattamento, le attese verso la terapia ed il grado di soddisfazione. Così come cambia la gravità dei sintomi, che condiziona l’assunzione o meno di una terapia. Tutte le over 50 sono infatti accomunate dal timore per i sintomi della menopausa, che possono compromettere la qualità della vita a breve, medio e lungo termine. A dirlo è la ricerca “Le donne e la menopausa” condotta da GfK Italia per conto di MSD Italia i cui risultati sono stati presentati in occasione del 17° World Congress della Società Internazionale di Ginecologia Endocrinologica – ISGE.
Uno dei maggiori fattori che riducono la compliance all’utilizzo della Terapia Ormonale Sostitutiva è rappresentato dall’intolleranza al progestinico. Adesso, per le donne per le quali la terapia contenente progestinico non è appropriata, grazie ad un accordo tra Pfizer e MSD, arriva in Italia Duavive®, il primo di una classe di farmaci, la TSEC, Tissue Selective Estrogen Complex o Complesso Estrogenico Tessuto-Selettivo, in grado di contrastare in modo efficace i più fastidiosi sintomi menopausali: vampate di calore, sudorazioni notturne e qualità del sonno. Problemi che, secondo l’indagine, compromettono il benessere fisico, ma anche la sfera sessuale e la vita di relazione.
Il farmaco è un’associazione tra un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERM), il bazedoxifene, ed estrogeni naturali. Il vantaggio è duplice: con gli estrogeni il farmaco mantiene i benefici della terapia ormonale e con bazedoxifene riduce il rischio di iperplasia endometriale.
Si tratta di un’importante innovazione terapeutica efficace nel contrastare i sintomi correlati alla carenza di estrogeni, indicata per le donne con utero per le quali la terapia progestinica non è appropriata” afferma Andrea Riccardo Genazzani, Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Pisa e Presidente ISGE – International Society of Gynecological Endocrinology. “Si tratta di una combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene. Quindi una terapia ormonale senza progestinico. Gli estrogeni coniugati rimpiazzano la mancata produzione estrogenica nelle donne in menopausa ed alleviano i sintomi menopausali. Poiché gli estrogeni promuovono la crescita dell’endometrio, i loro effetti, se non contrastati, aumentano il rischio di iperplasia e cancro dell’endometrio. Da qui la necessità dell’aggiunta di bazedoxifene, che agisce come antagonista del recettore degli estrogeni nell’utero, riducendo notevolmente il rischio indotto dagli estrogeni di iperplasia endometriale in donne non isterectomizzate. Infatti, il bazedoxifene è un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni che, a seconda dei tessuti nei quali tali recettori sono espressi, può o agire da antagonista dei recettori (effetti inibenti), come nel tessuto mammario ed endometriale, o agire da agonista su altri tessuti, con un effetto stimolante sui recettori)”.
Da tempo viene utilizzata la Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS) a base di estrogeni e progestinici per tenere sotto controllo e mitigare gli effetti menopausali. Tuttavia il suo profilo di sicurezza e la tollerabilità sono ancora in discussione e secondo quanto emerge dalla ricerca, i motivi per cui non viene usata sono principalmente due: alcune donne non vogliono assumere ormoni e sono contrarie all’utilizzo di farmaci per i sintomi della menopausa, considerata un evento naturale che deve essere accettato.
Sull’altro piatto della bilancia, le ragioni che spingono invece le donne che hanno iniziato una TOS a non abbandonare la terapia sono la riduzione dei sintomi, la diminuzione del rischio di osteoporosi e problemi cardiovascolari.
“La TOS è indicata per le donne che presentano sintomi moderato-severi associati alla menopausa – commenta Chiara Benedetto, Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Torino – i benefici della Terapia Ormonale Sostitutiva si manifestano rapidamente in termini di miglioramento della qualità di vita della donna e a medio-lungo termine come prevenzione nei confronti di alcune malattie che aumentano nel sesso femminile dopo la menopausa, in particolare osteoporosi, malattie cardiovascolari e degenerative. Però la TOS deve essere iniziata subito dopo la menopausa affinché gli estrogeni assunti possano esercitare il loro effetto protettivo su tutti gli organi coinvolti (vasi sanguigni, cute, cervello, pelle, mucose, vie urinarie etc.) e impedire la comparsa di una serie di alterazioni che negli anni portano all’insorgenza di gravi malattie”.
Nonostante l’aspettativa di vita sia aumentata, l’età in cui sopraggiunge la menopausa naturale non è cambiata significativamente negli ultimi anni. Oggi una donna trascorre circa 30 anni, ovvero quasi un terzo della sua vita, in post-menopausa. Molte donne considerano questa tappa come la manifestazione concreta dell’invecchiamento, altre come l’inizio di una nuova epoca della loro esistenza: in ogni caso le donne in menopausa rappresentano oggi il gruppo sociale più numeroso anche in considerazione della maggiore longevità femminile.
“Il modo in cui la donna percepisce e vive l’arrivo della menopausa dipende in larga parte da ciò che ha seminato e da quello che ha ricevuto negli anni. Tutto dipende dal vissuto di ciascuna donna – sottolinea Rossella Nappi, Professore associato di Clinica Ostetrica e Ginecologica, Dipartimento di Scienze cliniche-chirurgiche, diagnostiche e pediatriche dell’Università degli Studi di Pavia – un dato, questo, che si rileva chiaramente nell’indagine realizzata da MSD, dalla quale emerge il concetto di menopausa quale fenomeno declinato tra natura e cultura. Perché, a fronte di un evento scritto nella biologia naturale femminile, gli aspetti di ordine sociale, cognitivo ed emozionale legati al vissuto e all’esperienza della donna, fanno sì che essa affronti e si confronti con questa fase della vita in modo differente per trovare soluzioni. Il vero problema sta proprio nella difficoltà dell’approccio, considerate le diverse manifestazioni dei sintomi della menopausa nelle donne o i diversi vissuti da parte di ciascuna di loro e, a volte, il medico può non essere preparato ad affrontare e trattare la menopausa con le sue molteplici sfaccettature, mentre la donna vuole un medico che sappia anche ascoltarla”.
La combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene permetterà a molte donne in post menopausa, per le quali i progestinici non sono appropriati, l’accesso alla terapia.

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