di Carlo Radollovich
Conosciamo le molte qualità politiche e amministrative dell’imperatrice (1717 – 1780), attuate nel corso dei suoi lunghi quarant’anni di regno. Basterà citare le diverse riforme statali, l’introduzione del catasto, dei numeri civici e della fondamentale istruzione primaria, finanziata direttamente da Vienna.
Per contro, poco si sa del suo spiccato interesse a favore del verde cittadino. Infatti, si premurò di abbellire Vienna, ma anche Milano, con centinaia di alberi, affidati alle cure di agronomi esperti.
Nella nostra città, in particolare, si ricordano anche i semplici fiori da lei fatti coltivare, ma anche le diverse piante officinali inserite nel giardino che i vecchi milanesi denominarono “l’oasi di Maria Teresa”, ossia l’orto botanico di Brera, inaugurato nel 1774, che l’imperatrice volle destinare agli studenti speziali, interessati ai numerosi problemi di quei tempi, legati al campo farmaceutico.
Si preoccupò anche dei giardini della Guastalla, i più antichi di Milano, oggi affacciati sulla via Francesco Sforza, voluti nel 1557 dalla contessa Paola Ludovica Torelli (1499 – 1569), la quale si era trasferita a Milano dopo aver venduto il proprio feudo ai Gonzaga. Qui, Maria Teresa dispose la piantumazione di ricchi arbusti, frassini, ippocastani e anche alberi da frutta.
A proposito di alberi, i preferiti dell’imperatrice erano gli olmi, i platani e soprattutto le querce. Ecco perché l’ultrasecolare quercia, presente presso la villa Panza di Varese (edificio costruito nel 1748) e risalente appunto agli anni di Maria Teresa, ha fatto forse parlare di sé in questi giorni. L’albero, attaccato da diverso tempo da un pericoloso fungo, potrebbe perire entro un breve arco di tempo. Ma ecco che una precisa cura per salvarlo è stata trovata: verrà sfrondato dagli attuali trenta metri a dieci. Infatti, a questa altezza, le foglie risultano ancora ben verdi e anche diverse radici sono vive.
Insomma, agronomi italiani, inglesi e portoghesi stanno operativamente occupandosi del caso e sembra proprio che l’annosa quercia possa farcela. Maria Teresa, osservando la sua beniamina da lassù, non potrà che esserne felice.