di Carlo Radollovich
La Lombardia, grazie all’intelligenza e alla sensibilità di Maria Teresa (un regno durato ben quaranta anni, dal 1740 al 1780), prosperava in modo ottimale.
I benefici maggiori si fanno risalire ad una semplice constatazione: la regione rimase infatti al di fuori dei molti conflitti che insanguinarono l’Europa nella seconda metà del Settecento. E’ vero che le guerre di successione, combattute in precedenza, avevano scombinato gli equilibri tra molte nazioni nel Sud del Vecchio Continente, ma, successivamente, le dure battaglie tra Austria e la Prussia di Federico il Grande, si svolsero prevalentemente sul suolo germanico, risparmiando il Milanese e i territori lombardi. E poi, malgrado l’imperatrice non avesse mai messo piede nella nostra città, essa ebbe il felice compito di inserire a Milano l’uomo giusto, ossia il trentino conte Carlo di Firmian, ministro plenipotenziario e Capitano Generale della Lombardia, dal 1759 al 1782 (mecenate, amante delle arti, fervido sostenitore delle scienze). Persona assai saggia, molto intelligente, bonaria, influì assai positivamente sulla vita milanese. Del resto, anche nella capitale austriaca, Maria Teresa nominò un uomo di elevato livello, cioè il cancelliere Anton von Kaunitz, autore di numerose riforme e abile riorganizzatore dell’esercito.
Sia con il governatore di Milano, sia con il cancelliere, si colse quel principio di dispotismo illuminato, che venne salutato con molto interesse da alcuni filosofi francesi (vedi Voltaire), principio addirittura abbracciato da Giuseppe II, il primogenito di Maria Teresa. L’imperatrice lo aveva chiamato a Vienna nominandolo co-reggente.
Tra madre e figlio nacquero subito alcuni contrasti perché Maria Teresa era essenzialmente conservatrice per temperamento, mentre Giuseppe II optava per scelte politiche avanzate e contemporaneamente tendeva a penalizzare, in modo decisamente frontale, molti interessi della Chiesa. Sul tavolo delle loro discussioni spiccavano infatti i privilegi fiscali da conferire al clero, la concessione piena della libertà di stampa e di pensiero. Ma tutte queste angolosità, grazie al rispetto reciproco, non sfociò mai in dure frizioni. Infatti, la moderazione e lo stemperare delle piccole ruggini condussero l’impero verso sensibili equilibri interni.
In sostanza: Maria Teresa non ostacolò mai le riforme, ma fu molto cauta nell’applicarle. Tuttavia, dando partita vinta al figlio, appose la sua firma in calce al provvedimento che espelleva i Gesuiti (1772) ed eliminava pure gli ordini religiosi ritenuti inutili e che gravavano sull’economia dello Stato. Quando però Giuseppe II rimase solo al potere (1780) le soppressioni degli ordini religiosi si fecero più marcate, soppressioni che coinvolsero anche Milano. Osserveremo nella prossima “puntata”, partendo da piazza San Babila, quante confraternite ed educandati esistessero, effettivamente in sovrannumero.