sabato, Ottobre 11, 2025

Luigi Martinale Quartet nel CD “Invisible Cities”

Può una raccolta di racconti come Le città invisibili di Italo Calvino, pubblicata nel 1972, suggestionare un musicista al punto da ispirargli una serie di composizioni legate a immaginarie città, luoghi dell’anima e della psiche, invisibili eppure pieni di fascino e di incanto? La risposta è senz’altro positiva: è quello che è successo a Luigi Martinale, pianista, compositore, arrangiatore e jazzista di fama internazionale, che ha realizzato il CD Invisible Cities, composto da otto brani inediti.

In queste composizioni la libera creatività del jazz si fonde al rigore della tradizione classica attraverso un connubio decisamente riuscito e un sofisticato gioco di rimandi. I riferimenti al lavoro di Calvino – a quarant’anni dalla sua morte – si ritrovano nei titoli della maggior parte dei brani: molti evocano le città immaginate dallo scrittore nella sua raccolta, mentre uno contiene la citazione di Kublai Khan e Marco Polo, autore del famoso Milione a cui Calvino si era rifatto.

Il mercante veneziano ci apre gli occhi e la mente di fronte alla possibile interazione con il diverso, ci parla del viaggio come arricchimento culturale e spirituale. Calvino, dal canto suo, cerca risposte sul proprio mondo, sulla società, sul valore della parola e della scrittura, e soprattutto mostra il suo lato più sociale spronando l’essere umano a dare un senso alla propria esistenza e cercare una via d’uscita da questo apparente inferno.

L’amarezza di Calvino nei confronti della società moderna, consumista e globalizzata, è evidente: città senza più alcuna peculiarità, soltanto colate uniformi di cemento e senza ideali. Non dimentichiamo che Calvino, dopo aver fatto la guerra e aver lottato per principi di giustizia, libertà e democrazia, negli anni successivi si rende conto che gli ideali in cui aveva creduto non sono più realizzabili. Eppure non vuole arrendersi e, pur nella consapevolezza del fallimento, si aggrappa fortemente a una diversa, se pur labilissima, utopia.

La stessa utopia che, tradotta in musica, ci offre Luigi Martinale con il suo quartet, accompagnato dall’Orchestra da Camera del Conservatorio Ghedini di Cuneo, il Classicwing Ensemble, composto da ben sedici elementi: un lavoro decisamente impegnativo ma di grande soddisfazione artistica.

Il progetto musicale – quella “folle idea” come la chiama lo stesso Martinale – è frutto di un lavoro durato più di un anno. Il quartetto è formato, oltre che dallo stesso Luigi Martinale, da Stefano “Cocco” Cantini al sax tenore e soprano, Yuri Goloubev al contrabbasso e Zaza Desiderio alla batteria.

Da segnalare tra i vari pezzi, tutti da apprezzare per gli echi visionari e sottilmente evocativi, quasi onirici e trasognati, Les Fleurs de Jasmin, Berenice e i brani dedicati alle città calviniane come Maurilia, Eutropia o Zaira. La spiccata componente melodica presente nei diversi ascolti è sempre accompagnata da un sofisticato percorso armonico che, grazie a un’esposizione molto fluida, favorisce l’inserimento di accattivanti figurazioni pianistiche rendendo l’insieme davvero gradevole.

Nella copertina del CD, una realizzazione scultorea di Chiara Crepaldi del 2020 intitolata Città aerea sintetizza creativamente le diverse esperienze di città e invita al dialogo, all’inclusività – pur nelle differenze tra i popoli – con spirito critico e consapevole.

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