lunedì, Dicembre 23, 2024
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LUDOVICO MELZI E ANTONIO FERRER

di Carlo Radollovich

Siamo nel 1628, l’anno studiato e commentato a fondo dal Manzoni per la delicata situazione relativa alla grande carestia, venutasi purtroppo a ricreare nel 1629.

Ludovico Melzi (1594-1649), il ben noto vicario di provvisione, peraltro mai nominato direttamente dallo scrittore, dovette fronteggiare una scarsità di grano davvero complessa. Le piogge, nella primavera del 1628, erano state talmente abbondanti da allagare i campi per la quasi totalità, tanto da creare enormi difficoltà alla crescita delle piantine di frumento.

Resosi conto, all’inizio dell’estate, che il raccolto sarebbe stato magrissimo, volle dapprima introdurre in commercio la farina di riso, ma con scarsi risultati. Tentò poi di avviare trattative con fornai e rivenditori di farina di grano tentando di calmierare i prezzi.

A complicare le cose, pure sotto l’aspetto finanziario, ci fu la partenza per Casale Monferrato del governatore di Milano, Gonzalo Fernandez de Cordoba, il quale volle mettere sotto assedio la città per poi conquistarla, assedio che comportò l’esborso di consistenti somme di denaro per l’acquisto di armamenti vari e per il mantenimento delle truppe. Pertanto, il Ducato di Milano si trovò presto più che impoverito.

Nel frattempo il prezzo del pane, per effetto della scarsità di farina, era schizzato alle stelle e le folle insorsero in modo violento contro questa situazione, ignorando che le scorte di grano erano ormai ridotte al lumicino. Quasi distrussero la costruzione in cui risiedeva il Prestino di Porta Orientale e poi si recarono al forno del Cordusio. Anche qui fecero molti danni per poi trasferirsi in via Santa Maria Segreta, dove risiedeva il Melzi, ritenuto responsabile della carestia e per essersi dimostrato eccessivamente amico dei fornai. Inutile aggiungere che venne minacciato furiosamente.

Dal canto suo, il gran cancelliere Antonio Ferrer, che il governatore aveva nominato suo vice, si premurò di salvaguardare la vita del vicario di provvisione e riuscì a trasferirlo, tra una marea di forti intimidazioni popolari, presso la guarnigione militare del Castello. Manzoni descrisse il Melzi come un funzionario totalmente privo di iniziative e pure codardo.

Ma anche Antonio Ferrer, essenzialmente preoccupato di mantenere al caldo il proprio posto, non brillò per capacità risolutive. Anzitutto, prefiggendosi di mantenere i prezzi del grano esageratamente bassi, provocò la rovina degli agricoltori. E poi, propagandando un maggior impiego di grano, le cui scorte erano diminuite oltre misura, come si accennava, provocò una scarsità di grano sempre più evidente.

Si pensi inoltre che, per la sua assoluta incompetenza in tema di economia, favorì incredibilmente la vendita di grano al di fuori del Ducato, anziché destinare quei quantitativi all’aumento delle scorte residue interne.

Conclusione amara: Ludovico Melzi venne strappato dalle unghie dei milanesi inferociti perché ritenuto responsabile della carestia mentre Antonio Ferrer, per nulla intraprendente in tema di commercio e decisamente inefficiente, veniva elogiato e applaudito dalle folle…

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