Nel Castello Sforzesco, a piano terra, è possibile osservare la magnifica statua equestre, del tutto nuova, appartenente a Ludovico il Moro, creata in vetroresina e ben modellata grazie ad una serie di molteplici realtà che armonizzano il volto del duca in base a ritratti effettuati all’epoca e non solo.
La ricostruzione del volto di Ludovico è stata effettuata anche dopo aver studiato medaglie e miniature di quel tempo nonché il suo ritratto inserito nella Pala sforzesca e il monumento funebre visitabile presso la Certosa di Pavia. E’ stato pure tenuto conto della sua carnagione marcatamente olivastra, caratteristica in base alla quale fu definito il Moro.
Non solo. Si volle pure fare riferimento al frutto del gelso (e cioè il “moro”) albero che, con le sue foglie, consenti’ agli Sforza di allevare con successo il baco da seta. Esso, infatti, rese possibile la tessitura di molte e preziose opere seriche ben retribuite.
Ma a proposito della nuova statua, si era già pensato di sostituire quella vecchia, ove Ludovico, riprodotto mestamente, cavalcava un ronzino quasi decrepito, tanto che il tutto era stato definito “Don Chisciotte”. E pertanto si avvertiva la necessità di dare l’addio a questa incolore rappresentazione del duca, anche se molto fotografata dai turisti.
Si voleva in ogni caso sottolineare l’importanza storica del personaggio, anche per rimarcare come egli fosse riuscito a ridare splendore alla nostra città nella seconda metà del secolo XV sino alla sua sconfitta per mano francese e successiva segregazione nel castello di Loches, ove mori’ nel 1508 a cinquantacinque anni.
Infine, un breve appunto sull’armatura da parata indossata da Ludovico. E’ possibile notare come essa non sia formata da pezzi unici, ma composta articolarmente da diverse parti, affinché gambe e braccia possano muoversi senza costrizioni. Ciò mette in evidenza un ulteriore pregio milanese dell’epoca, ossia l’ottima finitura delle armature stesse, assai apprezzate e acquistate dalle più note nazioni europee.